SCHIUME

Il terzo volume della trilogia di Sfere (1), descrive l’idea di società schiumosa, ossia di una società successiva al definitivo tramonto della Macrosfera europea avvenuto in seguito alle grandi esplorazioni, che hanno distrutto un’immagine del mondo che si era consolidata attraverso l’impianto metafisico (filosofico e religioso) greco-cristiano, che aveva governato per quasi 2000 anni l’universo simbolico occidentale

Dunque, dopo la dissoluzione dell’impianto Macrosferico d’immunità, ciò che rimane è un’ammasso di microsfere, correlate tra loro in contesti multipolari

Macrosfere minime magari (del tipo delle comunità religiose o politiche ad esempio), ma niente che assomigli più al sistema d’inclusività totale che era la Macrosfera dai caratteri onto-teo-logici

Mentre infatti era il creare un’immagine del mondo comune e condivisa il compito principale dell’impianto macrosferologico, al contrario, la contemporaneità è il luogo in cui non esiste più spazio cognitivo-immunologico condiviso. Bensì è il luogo della solitudine condivisa, della singolarità delle visioni del mondo giustapposte, ma mai messe in comune in modo da creare una Weltanschauung che sia propria di tutto il nostro tempo. L’apparente similarità delle visioni del mondo è frutto solo dell’azione dei media globali,onnipervasivi e ultraveloci, che, con la loro forma più che con il loro contenuto, hanno dato un sostrato comune alle monadi microsferiche.

Media perfetti per una comunicazione illimitata ma (2) fatto di *senzionalismo mediale molecolarizzato* che sfocia ora in inutili selfie, ora in *Sensation seeking*, pulsione a sentire in modo sempre più forte purchè eccitante anche se traumatico, violento, catastrofico, schoccante come se, sotterraneamente, la violenza esogena ambientale incombesse nella sua forma di *dark ecology*; un riscaldamento globale che non è improbabile potrebbe far scomparire la specie umana.

Un’epoca, cioè, che sotto le apparenze eccitate pare nascondere il terrore profondissimo di fine incombente dove tatoo e pircingh assumono la forma di surrogati di *sacrifici* autolesionisti ma protettivi verso il mondo esogeno che sembra tornato ad essere minaccioso e senza protezioni come all’inizio dell’olocene, era geologica (3) che ha permesso la vita come ancora la conosciamo sulla terra ma che potrebbe anche stare finendo non necessariamente per cause umane.

1) http://www.raffaellocortina.it/…/sfere-iii-9788860307873-16…

2) https://books.google.it/…/ab…/La_societ%C3%A0_eccitata.html…

3) https://www.amazon.it/Dark-Ecology-Logic-Futur…/…/0231177526

“Sfere” è il tentativo di partire da una teoria dello spazio su basi psicanalitiche, o meglio da una teoria dello spazio interiore, per approdare a una concezione generale del mondo e della storia umana. In “Sfere” cerco di dimostrare che gli uomini sono esseri che derivano dall’interno.
http://www.caffeeuropa.it/attualita/55sloter-intervista2.html

CONVERSANDO DI SLOTERDIJK

…beh, direi che lo “spazio interiore” da cui parte Sloterdijk sia molto semplice da indicare essendo già implicito in quel concetto di “Sfere” che attraversa tutta questa sua opera….e cioè il “nooggetto”, ovvero quell’assenza di separazione tra soggetto e oggetto che è quel ventre materno nel quale ha inizio la nostra vita….e che cercheremo sempre di ricreare dalla nascita alla morte. Ecco che le “Sfere” sono quei “contenitori” che “surrogano” questa “genesi dell’essere umano” e nelle quali ci possiamo “immunizzare” da quell'”esterno” sempre minaccioso.

Ecco, quindi, che ora che “le narrazioni”, ovvero le “Sfere” contenitrici che ci “immunizzavano” dal terrore, ieri come oggi, sono decadute, scomparse, ci ritroviamo tutti nelle “bollicine” di *Schiuma* del “focolare domestico” interconnesse le une con le altre attraverso i massmedia.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro.

Per quanto riguarda la tua osservazione “seconda” sulla impreparazione delle persone ad affrontare la necessaria chiusura conseguente alla pandemia mi verrebbe da risponderti con l’esempio de “Il bagnante” e dell’orror vacui di non essere impegnati, come genialmente espresso da Anders nel suo “L’uomo è antiquato”, che poi fa il paio col mio post su “La morte del “ci”, analogo problema qua quando ci si trova senza lavoro e là senza connessione.

Anche qui spero di aver reso l’idea

http://www.spaziofilosofico.it/wp-content/uploads/2014/07/Lucci1.pdf

SCHIUMEultima modifica: 2020-05-19T03:05:12+02:00da allan11
Reposta per primo quest’articolo