Queer

 La natura è irrilevante: ciò che conta è come ci “sentiamo” e soprattutto come “vogliamo” essere.della priorità del genere sul sesso, della volontà sulla natura.
Le teorie gender annullano il dualismo sessuale e aprono al “pansessualismo” o “polimorfismo” sessuale il corpo rischia di diventare un involucro neutro, come un manichino,

Le differenze biologiche non avrebbero una grande importanza e l’identità di genere non sarebbe legata al sesso della persona.
È la teoria del gender, sorta verso la fine degli anni Sessanta, dall’incontro tra femminismo radicale, dialettica marxista e rivoluzione sessuale, che ha radici nella psicoanalisi (freudiana) reichianaFoucault 1976). Nella Histoire de la sexualité questa produzione scientifica di soggetti sessuali caratterizza l’impulso disciplinante della società borghese da cui il binarismo omo/eterosessuale ha tratto la sua forza esplicativa, sino a diventare il modo dominante di dividere la sessualità umana nel Novecento.
il precedente di Foucault è di grande importanza, perché la svolta foucaultiana aveva preparato il terreno metodologico per studiare la storia delle identità sessuali con uno sguardo attento a non considerarle come il dato scontato da cui partire, ma semmai la questione stessa. Quello che è stato definito costruzionismo queer riprende da Foucault la strategia di decostruire le identità che passano come naturali considerandole invece come complesse formazioni socio-culturali in cui intervengono discorsi diversi. La storia della sessualità inaugurata da Foucault rappresenta sia una sfida alla retorica della liberazione sessuale che una chance di ripensare le differenze acquisite e le identità conquistate: riconoscere ad esempio le molteplici differenze che stratificano la stessa specificità omosessuale, la cui analisi non andrà mai separata da quella delle differenze di potere.Termini in opposizione binaria, compresi quelli delle identità sessuali, sono costruiti vicendevolmente in modo instabile: ciascuno nega l’altro ma ne dipende per la propria stabilizzazione; la netta separabilità di ciascuno è contraddetta dalla contiguità dei loro confini
Gli studi queer favoriscono nuove narrazioni, nuove riscritture della storia delle marginalità sessuali, varianti meno rispondenti alla necessità di promuovere la visibilità di soggetti binari semplici, e più rispondenti alla necessità di riconoscere configurazioni identitarie e trasversali più complesse e pluralizzate

di contro al concetto di produzione-repressione foucaultiano, per cui non esiste una repressività puramente negativa: la produzione di categorie è il rovescio oscuro da indagare del discorso repressivo
http://www.culturalstudies.it/dizionario/lemmi/studi_queer_b.html

Le discrepanze e le incoerenze tra sesso cromosomico, genere e desiderio sessuale diventano l’oggetto privilegiato d’analisi, arrivando ad includere il travestitismo, l’ermafroditismo, l’ambiguità di genere e la chirurgia per il cambiamento di sesso. Gli strumenti più frequentemente usati sono quelli della decostruzione delle rappresentazioni sociali e dell’analisi delle identità sotto la lente della loro performatività

Con tali oggetti e tali strumenti in mano, la teoria queer, affermando conseguentemente la transitività dei generi, si sforza di mettere in discussione la stabilità dell’identità e delle politiche ad essa legate. Identità non fisse, infatti, non possono essere categorizzate o etichettate e pertanto un singolo aspetto di una persona – aspetto che la precede socialmente e culturalmente nei gruppi identitari che a tali aspetti si rifanno – non può in alcun modo definirla. “Queer” risulta quindi più una critica all’identità che un’identità, mentre la teoria si fa più stringente sul metodo e più povera di un contenuto determinato a priori, assumendo nel complesso la forma di una strategia che destabilizza, destruttura, decostruisce o altrimenti mette in crisi i confini mediante analisi e performance. Così la problematica della stabilizzazione del queer, dell’uso e della determinazione del termine, diventa il problema del queering, ovvero dell’agire conseguente l’assunzione di una prospettiva e una contestazione queer[17], puntando avanti senza anticipare l’obiettivo

Come altre in alcune correnti del femminismo, alcune studiose di teoria queer vedono la prostituzione, la pornografia e il bondage o il sadomasochismo come legittime e valide espressioni della sessualità umana. Questa visione è anzi rafforzata dall’inclusione di tutto ciò che è non-normativo nell’elenco delle identità “performabili”. L’elemento chiave sta nel vedere gli atti sessuali come qualcosa di costruito discorsivamente, e non come un insieme di pratiche preesistenti. È importante intendere “discorso” nel senso più ampio del termine, come produzione condivisa di significato – sulla scia appunto di Foucault e della teoria queer stessa. In tal modo l’attività sessuale, con le sue regole e simboli condivisi, si mostrerebbe come qualcosa che costruisce da sé la propria realtà piuttosto che riflettere una sessualità biologica predefinita e “corretta”[

 

Girard :
“… il meccanismo di capro espiatorio ha prodotto la cultura umana, trasformando orde gli ominidi primordiali in comunità di esseri umani capaci di pensiero simbolico.”

E contemporaneamente avendo conservato questo ottimo link di fonte “Doc”:

http://www.notedipastoralegiovanile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1415%3Aper-una-educazione-alla-dimensione-simbolica&catid=170%3Aquestioni-liturgiche

Queerultima modifica: 2013-12-20T18:04:02+01:00da allan11
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