Il cristianesimo come stile

Dallo stile di Gesù emerge la provocazione di un cristianesimo che apprende.
Le patologie e le infedeltà al vangelo che pervadono ogni epoca della storia
ecclesiale possono essere lette come rottura della corrispondenza tra forma
e contenuto. Quando prevale la forma, si ha un cristianesimo ridotto a
estetismo liturgico, a istituzione gerarchica, a struttura dove è però
assente la sostanza di quell’amore che porta Gesù fino alla croce. Quando
invece prevale il contenuto, si ha un cristianesimo ridotto a impianto
dottrinale e dogmatico, una verità fatta di formule a cui assentire, priva
di un legame vitale all’esistenza delle persone. Quest’ultimo sarebbe un
cristianesimo senza conversione, in cui Zaccheo non ridistribuisce le sue
ricchezze. Gesù invece indica la strada di un cristianesimo capace di
apprendimento. Gesù, secondo Theobald, non definisce la sua identità e non
la impone a nessuno. Crea uno spazio di libertà attorno a sé comunicando,
con la sua sola presenza, una prossimità benefica a tutti quelli che
incontra. Gesù non impartisce un insegnamento metafisico, etico o morale, ma
lascia intuire in modo diverso, a seconda della persona che incontra, una
nuova maniera di vedere il mondo e di situarsi in esso. È come se mettesse
ciascuno nella condizione di sperimentare la propria conversione, la propria
scoperta del Regno di Dio in mezzo a noi. Un cristianesimo secondo lo stile
di Gesù, perciò, è capace di apprendere. In altre parole, non si presenta
come istituzione detentrice di un sistema di dogmi da insegnare al mondo, ma
come spazio in cui le persone trovano la libertà di far venir fuori la
presenza di Dio che già abita la propria esistenza. Ogni persona – quali che
siano la sua religione, il suo pensiero e la sua cultura – è portatrice di
un’immagine di Dio che aspetta di rivelarsi come per gli apostoli nella
Pentecoste, cioè di fare proprio lo stile di Gesù. Non di imitarlo secondo
canoni standardizzati, ma di realizzarlo dentro la propria unicità e
irripetibilità. Quindi, i cristiani dovrebbero essere in ricerca della
manifestazione di Dio propria di ogni religione, cultura e pensiero, invece
di assumere atteggiamenti di svalutazione e condanna.

PS: Lo stile è la concordanza tra ciò che uno fa e quello che dice.
Quello che uno fa è tutt’uno col suo essere.
Come in Cristo

In filosofia, viceversa, domina un idealismo dissociato,
cervellotico-masturbatorio.
Emblematico è il lavoro di J J Rousseau che scrive su come vanno educati i
bambini , l'”Emile”, e contemporaneamente abbandona quattro figli in
orfanotrofio.

Se non è idiozia questa…….!!?!

http://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/esy/objects/docs/1830721/Theobald.pdf
http://www.ildialogo.org/parola/Approfondimenti_1276009628.htm

http://www.avvenire.it/Cultura/teologo%20theobald%20intervista_201005191030236730000.htm

Il cristianesimo come stileultima modifica: 2011-02-13T00:24:00+01:00da allan11
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