IL “PRESENTISTA”

Senza Arché e senza Thelos, senza sopra né sotto, rettilineo e diviso, solo una entità sociologica che vaga preda di impulsi eterogenei.
Con il nuovo millennio è nato e si è diffuso uno dei fenomeni sociali e antropologici più inquietanti da secoli: il presentismo. Prepotente, dilagante in ogni ambiente e ceto sociale, strisciante e irriducibile.
E’ l’uomo medio, l’uomo massa sprovvisto di senso critico e smarrito nel liquidissimo mare globale postmoderno.
Il presentista è riconoscibile perchè prende il mondo così com’è. Non si è mai posto e mai si porrà il problema di un modo alternativo di intendere e condurre la propria esistenza.
Il presentista è un passivo recettore del già dato, del già affermato, del già visto e del già sentito. Se si prova a stimolarlo, puntualmente risponderà: “Il mondo va così. Che vuoi cambiarlo tu?”.
Il presentista è sostanzialmente un ignorante: ignora la storia dell’umanità, del pensiero, delle culture. E per questo non è animato neppure dall’unica idea che tiene in vita il passatista: il culto del passato, della grandezza del passato.
Il presentista è il frutto peggiore dei nostri tempi: ha rinnegato anche lo studio e lo sforzo conoscitivo perchè ritenuti inutili e quindi si lascia risucchiare dagli eventi contemporanei senza avere le chiavi minime per decifrarli ed opporvisi.
Il presentista si riduce all’edonismo più imbecille, al carpe diem più avvilente, alle mode più tristi, ai compromessi più meschini, al vivacchiare alla giornata senza alcun reale stimolo o progetto per il futuro.
Il presentista è apatico, rinunciatario, noioso e annoiato, deprimente e depresso, arrendevole e arrivista, ignorante, cialtrone, affarista, carrierista, utilitarista.
Presentismo a cui non è immune neppure la Chiesa di Francesco, che ha trasformato la “chiarità” delle encicliche ratzingeriane nell’effetto spiazzante delle interviste.
Chiesa che declina il magistero dei valori nella prassi della misericordia che non si ottiene per merito ma per bisogno
Chiesa che oscura i doveri con i diritti, che offre alla vertigine dell’uomo postmoderno la stessa cura di una carità valida per ogni dove, che archivia la mistica e il dogma in nome di una testimonianza semplice, che aderisce al tempo e allo spazio tanto da confondersi con essi. E’ l’armonia del magistero che degrada nella consuetudine di un’emergenza che antepone un purgatorio terreno a un non più pensato né pensabile paradiso celeste.
Solo un nuovo “marketing religioso” che ha scavato un solco non solo con la trincea identitaria del suo predecessore tedesco, ma anche con il coraggio cosmopolita di Wojtyla e con tutta la tradizione ecclesiale che precede entrambi per sostituirla con banchetti dove si distribuiscono gratuitamente confezioni di “Misericordina” perfettamente complementari all’elisir senza senso “Love is love” dove, insieme alle categorie del peccato e del pentimento scolorano molti dei nostri antichi riferimenti che completano solo l’evaporazione del sacro nella sfera civile del vecchio Continente.

IL “PRESENTISTA”ultima modifica: 2018-04-20T00:40:06+02:00da allan11
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