ANALITICI & CONTINENTALI

La filosofia che sottostà al Gender si limita a verificare le presenza di connessioni comportamentali tra un input a un output esterni e ipotizzare processi di condizionamento e formazioni di disposizioni trascurando completamente i contenuti della mente.

Secondo Quine solo la psicologia ci può dire come conosciamo e quali processi cognitivi sono affidabili meglio di chiunque altro.
La filosofia in sé, infatti, è solo lo stadio precedente alla declinazione rigorosa di concetti fatti nelle scienze e che fino a quel momento avevano invece potuto solo soggiornare nel suo limbo.
Per questa ragione la filosofia analitica del linguaggio si è messa in parallelo e integrata con la filosofia della mente e sviluppando di più la Semantica formale.

Ma mentre la filosofia analitica, in ambito accademico, ha una certa priorità, specie in alcune discipline, più o meno tradizionalmente legate allo stile filosofico analitico, come appunto la filosofia del linguaggio o la filosofia della scienza. La filosofia continentale – o meglio: lo stile filosofico continentale – domina quasi indisturbata in ciò che Habermas chiama «la sfera pubblica», ossia nei media.

Assistiamo quindi ad un contrasto tra un modo rigoroso, attento ai risultati dalla scienza, da praticarsi in sedi universitarie, e con scarsi contatti o nessuno con la vita pubblica (filosofia analitica)…e un modo stilisticamente libero, generalmente avverso alla scienza, interessato alla politica e alla vita pubblica (filosofia continentale).

Solo in questo secondo ambito possono sussistere le analisi alla carlona di dati sociologici spacciati per scientifici o l’usufruire delle masse di incompetenti che comunque fanno numero portando a decisioni basate su maggioranze che nulla hanno a che vedere con la scientificità rigorosa.

Solo grazie a ciò domina la tendenza, grazie appunto al prevalere della filosofia continentale, a declamare senza argomentare, ad asserire ieraticamente senza spiegare ne meno che mai confrontarsi prediligendo invece modalità coercitive di provenienza tipicamente politica, infatti.

Quella tra analitici e continentali è una contrapposizione che si è annunciata alla fine dell’Ottocento, si è compiutamente delineata negli anni centrali del Novecento, e ha visto il nascere e il consolidarsi di due principali tradizioni filosofiche, la tradizione analitica, attiva soprattutto nei paesi di lingua inglese e in Scandinavia, e la tradizione che a un certo punto fu detta ‘continentale’ ovvero europea, attiva specificamente in Germania, Francia, Spagna, Italia.

Le due tradizioni avevano diversi autori canonici, diverse terminologie e tematiche privilegiate, ma erano soprattutto caratterizzate da due modi diversi di concepire la pratica filosofica. Intendendo A e C come indicativi di ‘tipi ideali’ per Analitici e Continentali: gli A praticavano un tipo di filosofia argomentativamente impeccabile, attenta alle ragioni della scienza e del senso comune, inquadrata accademicamente come una scienza e autoconsapevole del proprio ruolo scientifico; i C praticavano una filosofia associativa (o «conviviale») più che argomentativa, interessata alla sfera pubblica prima che alla ricerca e all’insegnamento, oppure indirizzata a proseguire la tradizione della saggezza occidentale. Di fatto, tutto ciò si traduceva in una differenza quasi irriducibile, sul piano della produzione testuale: a tal punto che non sembrava esserci a volte la minima connessione tra i testi A e quelli C, tale da farli risultare come appartenenti a un solo genere detto ‘filosofia’.

Le conciliazioni di questo genere sono di solito facili in teoria, quasi impossibili in pratica. Anzi: quanto più facili sono in teoria tanto più sembrano difficili in pratica.

La questione A-C è stata poi travolta da un’altra questione, già attiva da qualche tempo: il problema evidenziato dalla «beffa Sokal» (1996), ossia il malcostume che il postmodernismo, con la sua caratteristica tendenza di gusto a mescolare e rimescolare alto e basso, scienza, filosofia, passato e presente, aveva generato in alcuni settori. In California, secondo la ricostruzione di Rorty, la beffa diede presto origine a un conflitto furibondo tra fuzzies e techies, termini traducibili con: i vaghi e i tecnici. L’Italia avvertì l’eco di queste polemiche, e presto le innestò all’interno di una tradizione di antiche ruggini, tra heideggeriani e adorniani, tra storici e teorici, tra ermeneutici e anti-ermeneutici, tra metafisici e anti-metafisici, hegeliani e anti-hegeliani, ecc. Infine, e soprattutto, tutta la discussione trascolorò nel vecchio tarlo italiano: il conflitto tra scienza e fede. Eccoci dunque all’infuriare della polemica, che dalle facoltà di filosofia passa alla sfera pubblica, per vicende epocali, come la disputa sulla fecondazione assistita e le cellule staminali, o sulla visibilità massmediatica della Chiesa cattolica.

Per molti filosofi C l’avanzata della filosofia A è preoccupante, soprattutto perché gli A sembrano recare con sé un’idea forte e tendenzialmente imperialistica di filosofia. In altri termini, dal punto di vista A solo la filosofia A è vera filosofia, le altre sono forme culturali quasi-letterarie, o giornalismo.

La figura del filosofo-artista, difesa, impersonata e teorizzata da Nietzsche, è una delle figure dominanti della metodica C. Fare filosofia nell’ottica C significa anzitutto scrivere, libri e articoli: dunque la filosofia è anche se non soprattutto un genere letterario, e il filosofo è anche se non soprattutto uno scrittore. D’altra parte, nella tradizione europea è molto forte l’idea del filosofo-intellettuale, che non ha equivalenti (perlomeno influenti) in ambito anglosassone. Allora fare filosofia nel senso C significa intervenire nella sfera pubblica, scrivere sui giornali, discutere in televisione con politici, religiosi, scienziati.

Ecco che allora ritorniamo a quella Filosofia del linguaggio, di primaria importanza sull’insieme, dove le posizioni di un Chomsky, analitico, si scontrano irrimediabilmente con il “resto del mondo” continentale dominante che, lungi dal tirare le conseguenze di questa nuova impostazione, permane imperterrito su quelle funzionali ben più agli aspetti giornalistici che scientifici, popolar/populisti ben più che democratici, da talk-show più che accademici e via di questo passo dove le questioni di “fede” son tracimate ben più nel contesto filosofico che ecclesiastico e dove, viceversa, il tema religioso è oramai altresì diventato di sola competenza Analitica.

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ANALITICI & CONTINENTALIultima modifica: 2016-04-09T11:54:27+02:00da allan11
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