Piaget & Gender

Breve premessa alle schede dello Standard per l’Educazione sessuale in Europa dell’OMS  – Nell’analisi delle schede dello  Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, ci si trova di fronte a interpretazioni molto differenti sulla loro finalità, cioè che cosa vogliano veramente dire gli “esperti” che le hanno elaborate.

Da una parte vi è chi sostiene (non occorre fare nomi) che le schede seguono lo sviluppo psicofisico e psicosessuale del bambino e del ragazzo. Pertanto, sono solo degli indicatori di quanto trasmettere e non propongono alcun  comportamento sessuale, ma solo descrivono ciò che avviene nel processo di sviluppo. Si tratta, quindi, di adeguare, anzi anticipare i contenuti affinché i bambini e i ragazzi non si trovino in situazioni sgradevoli. E’ una specie di metodo preventivo, in quanto è meglio prevenire che curare. I sostenitori italiani dello Standard affermano che non vi è nulla di prescritto perché ci si rifà alla prassi educative che da anni loro attuano. Pertanto  sono convinti diffusori della proposta  senza analizzare l’impostazione  antropologica che informa tutto il contenuto del documento e senza soffermarsi sull’intrinseca connessione che nelle schede vi è tra obiettivi, contenuti, mezzi e metodi.

Vi sono altri, tra cui noi, che dopo aver analizzato i presupposti e i fondamenti informatori del documento, sostengono che le schede non solo sono degli indicatori per l’educazione, ma sono strettamente logici e conseguenti ai presupposti antropologici. Sotto l’aspetto didattico le schede, se si vogliono conseguire gli obiettivi indicati, sono chiaramente per l’attuazione di ciò che viene indicato. Non sono solo delle indicazioni, ma dei chiari indirizzi di come  fare educazione sessuale coinvolgendo attivamente i bambini e i ragazzi. E’ tutto l’insieme  del contenuto e del filo conduttore che indica con chiarezza quanto va fatto a seconda delle età, anzi in anticipo per non incorrere in ritardi che poi, secondo gli estensori dello Standard, i bambini dovrebbero pagare come scarto.

Tutte le schede, senza differenza di età, seguono uno schema ben definito: vi sono gli argomenti da affrontare, per ognuno dei quali sono indicate le relative informazioni e gli obiettivi da raggiungere (competenze e atteggiamenti).

Per tutte età gli argomenti sono: il corpo umano e lo sviluppo; fertilità e riproduzione; sessualità; emozioni/affetti;  relazioni e stili di vita; sessualità, salute e benessere; influenze sociali e della cultura sulla sessualità (valori/nomi). In ogni età gli argomenti si dividono in principale, nuovo da consolidare o argomento che può semplice e sostituire a secondo del percorso e altro da consolidare.

E’ uno schema didatticamente ben  consolidato nel tempo, secondo obiettivi (generali, medi e specifici), strumenti e mezzi per far acquisire le competenze (comportamenti) e introiettare atteggiamenti nei confronti dei contenuti sessuali. Cioè, vi deve essere un’intrinseca interdipendenza tra comportamenti e atteggiamenti interiori: gli atteggiamenti a lungo andare sono i più importanti, specialmente nell’ambito della sessualità, perché di questa si tratta. Come interpretare che a quattro anni si parli ai bambini di masturbazione precoce infantile? Ma questo è solo un aspetto, perché ciò che deve essere destrutturato e decostruito sono gli  stereotipi sessuali, che devono essere sostituiti con i nuovi contenuti del Gender.

La decostruzione degli stereotipi – Uno degli aspetti nevralgici della teoria del Gender è la decostruzione degli stereotipi per la costruzione di una nuova etica.  Anzi, nell’ambito della nuova etica, si sono posti come obiettivo di modificare l’ambito dell’educazione, rivedendo i manuali scolastici per renderli in un modo o nell’altro “sensibili al genere”, in una prospettiva di cambiamento di quello che viene chiamato “stereotipo”.

Questo progetto di riforma scolastica “inizia alla scuola materna e prosegue fino all’università, spesso all’insaputa dei genitori o senza che essi ne valutino l’impatto sull’educazione dei loro figli e sulla vita sociale. In un numero crescente di Paesi il tema dell’orientamento sessuale e dell’identità sessuale è introdotto tra i contenuti dell’educazione ed è spesso associato a un diritto” (M.A. Peeters, Il Gender. Una questione politica e culturale, S. Paolo 2014, p. 95).  Questo passa attraverso ciò che la nuova etica chiama decostruzione degli stereotipi.

Seguiamo la Peeters, che chiarisce molto bene il significato di stereotipo e di decostruzione. “Il concetto di stereotipo è fondamentale per la postmodernità, per la rivoluzione del Gender e per la riforma dell’educazione. Che cos’è uno stereotipo? Secondo la sua etimologia, uno stereotipo è un’impressione solida, un segno ben inciso. Nel secolo XX, il termine acquisisce un significato sociologico e designa una credenza socialmente condivisa, un’opinione diffusa, riprodotta senza cambiamenti, che riguarderebbe le caratteristiche proprie di alcune categorie sociali. Nel caso del Gender gli stereotipi si rifanno a dei modelli socialmente determinati che riflettono le credenze di una data cultura circa i ruoli sociali dell’uomo e della donna e le loro relazioni (comprese quelle sessuali), in altre parole ciò che questa società attende dal comportamento maschile e femminile e che è in generale, secondo i postomoderni, discriminatorio per le donne, gli omosessuali  e altre categorie che essi classificano come “vulnerabili” od “oppresse”. […] “Nonostante abbia un certo fondamento nella realtà (senza il quale non sarebbe credibile né riuscirebbe a imporsi socialmente) uno stereotipo è semplicistico e generalizzante. Si basa su degli a priori e su supposizioni preconcette. Il suo carattere rigido, fisso, standardizzato, lo allontana dalla realtà, per natura aperta e complessa, e ne fa una costruzione sociale per natura chiusa su se stessa e riduttiva. Uno stereotipo ha dunque una connotazione negativa. Può essere più o meno vicino alla realtà” (M.A. Peeters,pp.96/97).  Occorre, per tanto, la decostruzione degli stereotipi perché sono discriminanti e sessisti.

Vengono riportate di seguito alcune affermazioni che gli avvocati del gender hanno trasformato in stereotipi sessisti:

 Femminilità e mascolinità: esseri, ruoli, gesti, note, atteggiamenti, doni, apparenze, abiti, mestieri… femminili o maschili

– Maternità e paternità, seno materno, casa paterna.

– Coniugalità: eterosessualità

– Complementarietà uomo-donna, donna come complemento dell’uomo

– Famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, costruita da un padre, da una madre e dai loro figli

– Uomo capofamiglia, autorità paterna

– Donna “angelo del focolare”, “custode della vita”, educatrice

– Donna vittima o calinga, che si sacrifica, serve suo marito, i figli, la comunità

– Sesso forte e sesso debole, superiorità fisica dell’uomo e inferiorità fisica della donna, uomo protettore e donna bisognosa di protezione

– Razionalità maschile e sensibilità femminile, uomo/ragione e donna/cuore

– Empatia o capacità di ascolto femminile

La Peeters mette in chiaro che “I leader intellettuali della cultura del Gender hanno trasformato in stereotipi, con lo scopo strategico di poterli decostruire, la realtà antropologica universale, che hanno giudicato non adatte al loro progetto ideologico” (p. 97).

Ciò che va notato è il carattere duro con cui i postmoderni attaccano quanto più di grande c’è nella cultura, cioè attaccano la vocazione dell’uomo e della donna all’amore.

I bambini nascono sessuati – Lo Standard per l’ed. sess. in Europa dell’OMS, prima di presentare le schede applicative sull’educazione sessuale delle varie età, dallo 0 ai 15 anni e oltre, al paragrafo 3.2  si sofferma brevemente su Lo sviluppo psicosessuale nell’infanzia e nell’adolescenza. Troviamo degli aspetti interessanti. Il documento, dopo aver affermata la necessità di iniziare precocemente l’educazione sessuale e di presentare gli argomenti seguendo l’età, afferma che la psicologia dell’età evolutiva ha dimostrato che i bambini nascono come essere sessuati.

A prima vista, sembra essere una premessa fondamentale di ampio respiro, che rassicura sull’identità psicosessuale del bambino alla nascita e successivamente.  Viene da esclamare: bontà della psicologia! Perché si presenta fondata sul dato di realtà. La psicologia non ha da dimostrare, ma da prendere atto e da elaborare ciò che constata.

L’affermazione, però, appare come qualcosa di isolato nel complesso del documento, perché è vanificata  da tutto l’impianto ideologico del Gender che sta alla base dello Standard e di quella  psicologia che assume l’impostazione del Gender come fondamento degli stadi di sviluppo dell’identità  del bambino.

E’ come se il soggetto, nato sessuato, abbia come obiettivo della crescita e della maturazione la negazione della sua piattaforma originaria e l’assunzione dell’indifferenziazione sessuale, secondo i canoni  della scelta individuale. Prima è, poi non è. Prima ha una identità, maschile o femminile, secondo il principio di non contraddizione, (i bambini nascono come  esseri sessuati), poi, con il fluire del tempo e dello scorrere delle tappe evolutive, diviene un’altra entità. Il soggetto ha l’onnipotenza intellettiva di ri-crearsi e di darsi una nuova identità.

Se la psicologia ha dimostrato che i bambini nascono come esseri sessuati, essa – come scienza umana, non asservita all’ideologia di turno – dovrebbe confermare il soggetto nella strutturazione e nella continuità della sua identità psicosessuale.

Educazione sessuale precoce nello Standard OMS – Continuando l’analisi dello Standard sull’educazione sessuale in Europa, ( OSM) verifichiamo come il documenta insista sulla necessità di iniziare precocemente l’educazione sessuale dei bambini, per cui vi è l’elaborazione delle schede già dallo 0 ai 4 anni. Va sottolineato che prima afferma che lo sviluppo del bambino deve seguire i suoi stadi evolutivi, poi  dice che occorre attivare un’educazione sessuale precoce.

Se l’educazione sessuale deve essere rapporta allo sviluppo degli stadi, non può essere precoce, perché significherebbe anticipare i contenuti sessuali rispetto allo stadio relativo. La contraddizione è evidente. Ci si chiede allora: perché anticipare?

Secondo lo Standard l’educazione sessuale va anticipata per creare competenze e atteggiamenti, pertanto  gli argomenti sono proposti idealmente prima che il bambino/ragazzo raggiunga lo stadio evolutivo corrispondente in maniera da prepararlo ai cambiamenti imminenti.

Così non vi sarà mai coincidenza tra la vera età del bambino e i contenuti trasmessi, perché, secondo queste indicazioni, essi verranno anticipati allo stadio precedente.

Con queste premesse psicopedagogiche contraddittorie, non ci si dica che la centralità educativa è il bambino, ma la volontà degli esperti che stabiliscono, secondo criteri ideologici, ciò che viene insegnato e quando insegnare. Tutto ciò in barba a miglia e miglia di pagine scritte sul bambino, sul suo sviluppo, sui suoi veri bisogni e sul rispetto per la sua crescita.

La dittatura degli esperti è qualcosa di abominevole, perché fondata sulla manipolazione della psiche umana e sull’asservimento della realtà al proprio piacere.

Quali le conseguenze, a livello psicologico,  sulla formazione dell’identità psicosessuale e sulla maturazione globale della personalità del bambino? La destabilizzazione e la destrutturazione dell’identità  sessuale, che è in fase di fase di consolidamento, creano una umanità de-sessualizzata. In nome e per conto di chi? Della psicologia? Del potere? Di chi? Si avrà un’umanità senz’anima da dominare facilmente.

https://gilbertogobbi1.wordpress.com/2015/08/10/interventi-unificati-sullo-standard-g-g/#comment-1549

Piaget & Genderultima modifica: 2015-08-12T17:14:13+02:00da allan11
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