Chiunque abbia un figlio sa che non potrà mai ridurlo a un sé stesso, al MEDESIMO, ma sarà sempre un altro rispetto a chi lo ha generato.
Misteriosamente altro, INFINITAMENTE altro. E’ in questa ECCEDENZA da sé che si manifesta l’aspetto più profondo di noi stessi, della psiche umana e che chiamiamo DESIDERIO.
Fallito il progetto umanistico di affermare il primato ontologico della coscienza si è dovuto riconoscere la dipendenza dell’io da condizioni sociologiche-psicologiche-strutturali che lo precedono e lo determinano.
La soggettività non è per sé stessa ma per un altro, che nel figlio è emblematica e visibile anche ai ciechi.
Da questa elementare evidenza può ripartire una nuova soggettività autentica e un concetto altrettanto autentico di LIBERTA’ nonché di Etica in quanto insiste sull’amore del prossimo, CHE SI VEDE, per accedere a Dio CHE NON SI VEDE.
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