Certi recenti paladini di quello che si considera radicalismo accademico giungono a ipotizzare che le opere entrano nel Canone grazie a campagne di promozione e propaganda coronate da successo. I compari di questi scettici a volte vanno oltre ancora e mettono in discussione persino Shakespeare , la cui eminenza sembra a loro una sorta di imposizione. Chi adora il dio composito del processo storico è destinato a negare a Shakespeare la cui palpabile supremazia estetica, l’originalità davvero scandalosa dei suoi drammi.
L’originalità diventa l’equivalente letterario di termini come iniziativa individuale, fiducia in se stessi e competitività.
Proprio ciò che non rallegra per nulla i cuori di femministe, afrocentristi, marxisti, neostoricisti di ispirazione foucaultiana o decostruttivisti.
Come di tutti coloro che ho indicato come “Maestri del risentimento”