Alle radici del delirio Gender

RAGIONE MISURA LIMITE

Rousseau,…espressione della «convinzione di una natura umana innocente
che solo istituzioni imperfette e inique hanno corrotto» .
L’uomo del Sessantotto è dunque l’uomo rousseauiano, convinto che l’utopico
ingresso nell’età dell’oro sia un «progetto politico praticabile»
………..
….ha predicato una «assoluta storicità che nulla riconosce al biologico,
all’istinto, ai caratteri innati – e per questo non ammette una reale finitudine»,
affermando così che «è il sociale soltanto che plasma l’individuo»
e che è per questo motivo che l’individuo è sempre e soltanto «la vittima
di un qualche sistema»: siamo di fronte a «un’antropologia a cui non importa
di meriti o di incompetenza ma soltanto di bisogni» – o, meglio, di desideri,
se è vero che il bisogno è sempre limitato mentre è il desiderio a spingere
il bisogno oltre al suo limite per renderlo illimitato.
……………………… [il tutto poi all’insegna del FAMIGERATO] Comportamentismo
per il quale «tutti gli umani nascono uguali e tutti come una tabula rasa potendo
quindi diventare qualunque cosa in mano a chi li forma»
…………….
Il punto è dunque che la separazione tra natura e cultura è inesorabilmente legata
all’instaurazione di uno schema tripartito in cui in origine c’è la natura (“pura” o
“tabula rasa” che sia, ossia piena o vuota), in seguito c’è la storia nel suo cammino
che è al più un male necessario (“incrostazione contaminante” o “manipolazione
ideologica”) e infine (il e la fine si incontrano utopicamente) la realizzazione di un
“regno paradisiaco” che “ripristina”o “instaura” ex novo l’età dell’oro, ponendo
fine a infelicità, ingiustizia e ineguaglianza.
……………..
volendo evitare qualsiasi tipo di “trauma” educativo che si finisce con il rendere
«l’individuo irresponsabile, preparato a seguire personalità forti allo scopo di
superare la paura e pronto ad addossare sempre la colpa a soggetti esterni,
dal padre a dio»
……………….
la liberazione finale della natura originaria buona e incorrotta propria dell’uomo.
Una simile “liberazione finale”, lungi dal ripristinare il “Paradiso perduto”
– afferma con risolutezza Biuso – aprirebbe “le porte dell’Inferno”,
………………..

È in tal senso che «pluralismo non significa relativismo, dato che esso si limita
a rilevare la discordanza e l’incompatibilità di progetti e sistemi comunque oggettivi
e pieni di significato nel contesto storico nel quale nascono e al quale servono»
[Ma significa] l’opposizione a un «antiumanismo» che «liquida come residui
metafisici la ragione, la misura e il limite che costituiscono invece la dimensione
etica e non solo metafisica del soggetto» e a un «nichilismo tanto semplicistico
quanto arrogante che pretende di cominciare da zero una nuova storia, di segnare
l’inizio del tempo»
Antumanismo e nichilismo fanno tutt’uno con «un pensiero brillante e retorico,
ludico e contraddittorio, pronto a dar la colpa di ogni male alla società giustificando
sempre un soggetto ritenuto innocente per definizione» e che con ciò «rende poi
disponibile l’individuo così liberato all’ascolto delle sirene che gli promettono fin
da subito il paradiso». Se ciò è vero, il passaggio dalla società senza classi e senza
infelicità a quella immaginaria della televisione è insito negli stessi presupposti
del Sessantotto: «ecco perché il Sessantotto ha vinto»
 

Alle radici del delirio Genderultima modifica: 2013-05-19T02:47:00+02:00da allan11
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