La “compassione” è sempre stata la parola d’ordine della Sinistra Democratica, ed è sempre stata usata per giustificare i programmi assistenziali, l’espansione delle funzioni tutelari e di custodia dello Stato nonchè la protezione per via burocratica di donne, rom, migranti e altre “vittime” a vario titolo.
L’unico problema, però è che non si preoccupa mai delle resposabilità INDIVIDUALI ma sempre e solo di quelle SOCIALI.
Questa “Ideologia della compassione”, per quanto dolcemente suoni alle nostre orecchie, rappresenta altresì una delle influenze peggiori e responsabilità maggiori per quanto riguarda il crollo del RISPETTO.
Questa “compassione” malintesa, degradando le vittime ridotte a solo oggetto di pietà, non le spinge al raggiungimento di quegli standard la cui conquista darebbe loro, a pieno titolo, il RISPETTO di tutti.
Noi abbiamo pietà per chi soffre, ma riserviamo il rispetto solo per chi si rifiuta di sfruttare le proprie sofferenze per susitare commiserazione.
Rispettiamo solo coloro che sono disposti ad assumere la responsabilità delle loro azioni; coloro che si sottomettono, come tutti gli altri, quindi, a quei criteri di giudizio generali e severi applicati imparzialmente.
Ma questi standard. si dice oggi, specie nelle classi autoproclamatesi “umane” e “responsabili”, che siano in sé oppressivi e che comportano gravi discriminazioni nei confronti di donne, neri e le minoranze in generale. Gli standard, si dice, rispecchiano l’egemonia culturale dei maschi europei di una volta. La compassione ci induce ad ammettere che imporli a tutti gli altri sia un’ingiustizia.
Quando l’ideologia della compassione porta a questo genere di assurdità, ecco che genera solo il disprezzo per chi ne usufruisce.
E a quel punto è perfettamente inutile sfilare con delle “magliette rosse” al grido di slogan del tipo “Restiamo umani”.
Ed è sempre per questo che si genera poi una politica che lungi dal lasciarsi impressionare da questo autoproclamata superiorità morale avanzata da chi se ne occupa, rifiuta questa “opzione preferenziale” a favore dei poveri se essa significa trattare i poveri come solo vittime delle circostanze esimendoli dalle loro responsabilità e assolvendoli delle loro trascuratezze come se la povertà comportasse la presunzione d’innocenza soltanto, sempre e a prescindere.
Il Populismo conseguente si basa invece sul principio che gli individui hanno diritto al rispetto finchè non si dimostrano indegni di averlo, ed esige che tutti assumano le loro responsabilità. Perchè anche se il “giudizio discriminante” è stato sommerso dall’oceano di miele misericordioso, buonista e compassionevole, è comunque riluttante a fare concessioni e a sospenderlo in considerazione del fatto che “la colpa è della società” o chi per essa, ma mai, invece, si è per una responsabilità individuale da cui non è esente nessuno.
I diritti devono essere bilanciati dalle responsabilità, ed è proprio dalla riluttanza di questi “ipocriti umanitaristi astratti”, che tutto ciò, lungi dall’essere manifestazioni di quel Cigno Nero, ovvero il Fascismo risorgente in Europa tutta, è invece la salvaguardia contro chi sta minando, in quei modi scriteriati e pelosamente misericordiosi e apatici, le basi e la forza residua della autentica Democrazia.
Liberamente tratto da : Christopher Lasch
“La ribellione delle élite”
Feltrinelli
http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/foto/2016/03/24/1458818300-migranti-smartphone-cellulare.jpg
PS : I TRUCCHI DELL’IDEOLOGIA DELLA COMPASSIONE
“Usano la vittimizzazione come scusante per ogni genere di fallimento e perpetuano così una delle cause più profonde del fallimento : le difficoltà che la pseudo-vittima incontra nel rispettare sé stesso. […] Quando è difficile ottenere il rispetto di sé, la tentazione di confonderlo con la capacità di incutere paura è grande. […] La sottocultura criminale come alternativa appetibile per una mancanza di impegno a guadagnarsi quel rispetto così impegnativo da ottenere con gli strumenti legali ”
Christopher Lasch