Così definiva Hannah Arendt l’uomo contemporaneo : solo una macchina per far soldi da spendere in inutili cazzate, ovvero, detta più raffinatamente, “il susseguirsi fatale di lavoro e consumo, genera insensatezza”.
Automi, quindi, di quel lavoro che produce il funzionamento meccanico di questa società economicista e la sua ripetitiva riproduzione.
La società contemporanea è orientata solo verso questa *mediocrità* generale.
Anche quelli che si ergevano a suoi oppositori, i comunisti, hanno oramai dimostrato come “L’invidia universale non è altro che la forma mascherata sotto cui si presenta l’*avidità* ” in cui trovava ieri in altro modo la sua soddisfazione e che, oggi, invece, è venuta in piena luce in quelli che erano i suoi seguaci.
Le rivolte, infatti, lungi dal modificare questa struttura inconscia del desiderio umano; non sono sufficienti a modificare l’assetto dell’ordine istituito, a produrre nuovi valori e a promuovere un altra forma di vita: si limitano, invece, a confermare in negativo, le regole esistenti.
Non l’*efficacia* ma solo la *creatività” è quindi l’autentica dimensione della *libertà*
Il Desiderio è tensione originaria e creativa al senso.