RIDERE PER COMUNICARE

C’avete mai fatto caso che gay & friendly non ridono mai, non scherzano mai, e di come si atteggiano a “seriosi” quando parlano ?

Quando, parlando, ti vuoi imporre, salire in cattedra, ridere è quanto mai controproducente, infatti.

L’humor è un “abbassarsi” al livello dell’interlocutore, togliendosi le difese di quella che Wilhelm Reich chiamava la ” corazza caratteriale” ; la rigidità, appunto, di chi vuol prevalere, imporsi, dominare.

Lo humor “rende tutto ciò che tocca ambiguo”, discutibile e quindi opinabile.

Attraverso l’utilizzo dello humor si costituisce “il territorio in cui il giudizio morale è sospeso” e come questo rappresenti di per sè una forma di morale.

Ed è nel desiderio di comprendere l’altro che invece si soggiorna solamente nell’humor, nella ricerca di un approccio empatico, nel primato della ricerca della scoperta del mondo immaginario e misterioso dell’altro.

Il dialogo è facilitato dallo humor perchè esso introduce una relazione da pari a pari: si può parlare insieme.

Lo humor, permette di allargare il campo del discorso e di prendere ’alla larga’ i differenti aspetti dei problemi, di evocare tutte le ipotesi possibili, di stabilire dei paragoni. In questo largo campo di numerose possibilità messe a disposizione è raro che non provi si interesse per qualche elemento e non si giunga ad apportare un abbozzo di risposta che sia veramente personale.
E’ così che si arriva ad “aprire la breccia”.

E’ a questo livello che la situazione del contatto è sdrammatizzata e che si crea non un rapporto gerarchizzato di valore tra le persone, ma un accordo, una complicità che facilita l’empatia e lo stabilirsi della relazione in un clima in cui chiunque si sente riconosciuto e valorizzato.

D’altra parte l’occhio portato sul mondo circostante è anche lui più sereno, ogni cosa ha il suo posto grazie alla distanza permessa attraverso una visione umoristica.

I malati sono spesso totalmente incapaci di humor, incollati ai loro problemi e invasi da loro stessi. La libertà che implica la presa di distanza in rapporto agli avvenimenti, a loro, in genere, è completamente estranea.

“E’ più importante, più profondo di quanto non si pensi……il ridere che approfondisce il soggetto obbliga ciò che fuggiva a staccarsi con vigore, il ridere senza la forza penetrante del quale la meschinità e la vanità della vita non spaventerebbero così tanto gli uomini….solo ciò che è oscuro provoca la rivolta, ma il riso è luminoso”. (Gogol)

Il discorso “umoristico” ha la funzione di una sdrammatizzazione ed è, contemporaneamente, rassicurante e accogliente.

Ma gli aspetti affettivi, emotivi e anche passionali lasciano poco spazio allo humor, che necessita distanza e arretramento.

E i “Love is love people”, essendo solo una concentrazione a livelli industriali di *Emotivismo*, non possono muoversi in questo spazio di libertà stante l'”imperativo morale” della loro normalità che non può né deve essere mai, assolutamente, messo in discussione, pena l’incorrere nello psicoreato di omofobia. Emoticon tongue:p
https://www.facebook.com/lozingarochiedecose/photos/a.1078076902249954.1073741828.
1078060642251580/1139762136081430/?type=3&theater

RIDERE PER COMUNICAREultima modifica: 2016-09-11T02:39:40+02:00da allan11
Reposta per primo quest’articolo