SENSIBILITY

Se c’è un qualcosa per cui resterò sempre grato alla psicoanalisi è quello di aver spostato il baricentro della mia attenzione dal Pensiero alla Sensibilità, e quindi al suo primato.
“Come ti senti ?” era la domanda iniziale di prammatica di centinaia di sedute.
“Ascoltati e riferiscimi”, cioè, stava a significare.
E da allora non ho più smesso di ascoltarmi.
Prima di ogni riferimento linguistico ho imparato a decifrare le mie emozioni. Ascoltarle nel loro silenzio propriocettivo. Solo poi vi associavo le parole.
Del resto è così che si interpretano anche i sogni.
“Senti” se l’interpretazione è giusta…e quando lo fai per mestiere sono bene interpretati non se lo “pensi” tu ma solo se li “sente” così il tuo paziente.

La Sensibilità vien prima del Pensiero e, se non arrivi a metterci le parole esatte, sarà un problema per Kant ma non per me.
Perché io ritengo che il primato sia della Psicologia e non della Filosofia perché “dal punto di vista apologetico, le questioni vitali sono in psicologia” scrive Joseph Maréchal in “Psicologia e Mistica”. O anche…”il punto di applicazione della Grazia sarebbe nella cenestesia, nella sensibilità generale, e non nelle facoltà superiori.” scrive A. Godfermaux in “Sur la psychologie du mysticisme”
O come oggi, leggendo Emmanuel Lévinas, che dichiara il fallimento del Pensiero Occidentale tutto con tutta la sua metafisica di morte frutto dei cervellotismi dove il Pensiero, sempre più scisso e dissociato dal corpo, vaga per l’empireo delle Idee disincarnate da Platone in poi.

Il “DESIDERATUM” è la sola risposta che resta di fronte a questo sfacelo, non il Pensiero. E il Desiderio lo senti, non lo pensi.
“Sentire” il proprio cuore guardando il “volto” del disgraziato da dovunque provenga. Ascoltare la propria pietà.
Non resta nient’altro da fare che questo…e Kant, Illuminismo & Company solo da gettare alle ortiche.

SENSIBILITYultima modifica: 2016-03-13T01:35:46+01:00da allan11
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