“Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e DESIDERABILE per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò ” (Gn 3,6 )
Forse sarà pure una favolina ma di certo, guarda caso, inizia parlando proprio di un “Desiderio”. Un Desiderio ingannato dall’antesignano di tutti i… “maestri del sospetto” che travisa una protezione per una prepotenza poichè, come possiamo constatare tutt’ora, l’uomo non se la cava affatto nel migliore dei modi nella decifrazione di cosa autenticamente sia “il bene e il male”, vera ragione della opportuna esenzione che neppure l’illusorio oltrepassamento risolve.
Di certo sarebbe comunque ora di guardare il desiderio dall’ALTO, dal suo più probabile e misterioso inizio, AGAPE, e non sempre dal BASSO, dalla sua riduttiva, infima e supposta origine, EROS, e poi solo da lì a salire in sù.
Anche perchè tutti si riempono inopportunamente la bocca con un Freud molto mal digerito ed ignorano che il concetto di “Sublimazione” è solo un “flatus vocis” senza nessun riscontro né fondamento né spiegazione in Freud stesso.
CAPRE !!!Visualizza altro
In tema di Desiderio
il nome più significativo, psicoanaliticamente parlando, parrebbe quello di J. Lacan, per l’enorme mole di scritti sull’argomento propriamente con questo nome, ma non ci si accorge invece dell’importanza ben più fondamentele per precisione e acutezza del contributo di Melanie Klein che con la sua impostazione relazionale-oggettuale ha infatti consentito una migliore analisi delle strutture del desiderio umano, il cui legame con l’oggetto non solo è necessario ma anche decisivo per determinarne le forme. Il suo concetto di “Invidia” è perfettamente sovrapponibile all’analogo concetto in René Girard e a quelle di “Risentimento”, ben più rozze e sgangherate, in Nietzsche.