Il vittimismo dei tiepidi

Indifferenza, quanta indifferenza… In questa società opulenta ricca di tragicità e di contraddizioni dilaga ormai imperterrito il più atroce sentimento. Si respira ovunque. Indifferenza, quanta indifferenza! Oggi l’uomo ha raggiunto l’apice della disumanità in quel tonfo silenzioso dell’anima ubriaca di materia, spenta nell’assuefazione di mostruosità e di orrori commessi con bestialità inaudita e diabolica ferocia. E da qui, immersa nel peggiore dei suoi mali, avanza in un colossale e sconcertante paradosso la figura della vittima incompresa e deprecata di questa irrefrenabile crisi planetaria. Uno schiaffo alla divina Provvidenza che da sempre ha elargito terre fertili e preziose risorse, ricoprendole di meravigliosi frutti dipinti su paesaggi di un’assordante bellezza. Malgrado ciò, uomini e donne reduci da orgasmi di cronico materialismo inscenano schierati con i loro simili marce funebri di scontenti e pianti di rassegnazione, e alimentati da sussulti d’orgoglio rimpiangono ad ogni passo epoche dorate di abbondanza e di benessere assicurate da una maledetta globalizzazione. Tarli rosicanti armati di isterici pianti e pietosi lamenti alla ricerca esasperata di attenzioni, la cui mente reclama in un mantra disperato ragioni che nessun Dio mai accorderebbe, torti mai subiti e immaginarie frustrazioni. Schiere di anime in pena, che in preda ad un morboso vittimismo e afflitti da un delirio di persecuzione si aggirano in questi tempi difficili alla ricerca di qualche essere che accondiscenda ai loro capricci, emanando stati d’ansia e inquietudini ingiustificati, rievocando e rincorrendo privilegi ormai sfumati… Dove si fosse annidata la loro coscienza in questi anni di ingiustizie, fame, morte e distruzione è palese anche all’occhio stolto e più distratto. In quell’eccessivo edonismo, nella meschinità schizofrenica dei loro mondi borghesi incatenata ad assurde e asfissianti convenzioni mondane. Stavano li, adagiati come marionette patetiche ad uno status sociale, rifugiati nel loro angusto e comodo angolo di visuale ad esprimere insulse teorie e sconclusionati pensieri. Stavano li, risucchiati in un serbatoio di effimere illusioni, vinti da un ineluttabile destino dove ogni responsabilità è catapultata per inerzia nell’ipocrisia e nel più squallido cinismo. Dove istinti e passioni si placano e dissolvono in un’abulia insopportabile, dove le ingiustizie e le più atroci sofferenze si riducono a meri e noiosi teoremi su cui proclamare senza pudore la propria innocenza e il perdono di tutti i peccati. Donne e uomini che hanno vissuto come se il mondo non li riguardasse affatto, facendo dell’indifferenza la protagonista indiscussa. Dove ogni dignità diventa sfuggente, oramai impalpabile, e qualsiasi istinto di fratellanza e di giustizia è privato di ogni carica vitale. Vagano senza meta, impugnando un tenore di vita incerto e inadeguato e reclamando all’Iddio un destino a lor dire ingiusto, non meritato.

Non erano forse gli stessi uomini che dormivano sonni tranquilli in comodi letti e in ricche dimore arredate con gusto in eleganti quartieri? A loro era forse sfuggito che le baraccopoli, le bidonville e le lontane favelas non erano solo leggende, che davvero esistevano. Eppure il Cielo ha visto molto altro: i corpi dei senzatetto e dei clandestini rannicchiati fra le lamiere contorte degli ex capannoni industriali, lungo i gradini delle chiese, sotto i ponti e nei vagoni abbandonati. Raggomitolati negli stracci con la testa appoggiata alle panchine, riparati dal gelo della notte, dalla pioggia e dal vento con pezzi di cartone.

E non erano forse gli stessi uomini che nei supermercati dei grandi centri commerciali han dedicato attente e minuziose letture agli ingredienti nella scelta di alimenti? Con grande affanno hanno contato calorie, elaborato percentuali di grassi e di colesterolo e programmato diete per smaltire gli effetti di un’eccessiva alimentazione. Ma il Cielo ne ha viste tante, milioni di milioni di bocche da sfamare. Orde di uomini e bambini alla ricerca di cibo tra i rifiuti imputriditi, costretti a sniffare droghe per smorzare il dolore degli spasmi e delle ulcerazioni dei tessuti causati da una grave e cronica denutrizione.

E non erano forse gli stessi uomini che per ogni acciacco hanno consultato medici, i migliori specialisti, e valutato decine di diagnosi? Eppure per milioni di bambini morire per un banale raffreddore fa ancora parte dello scorrere dei giorni, tra il fango e le fogne a cielo aperto in assenza di cure, di medicinali e delle condizioni igieniche più elementari.

Non erano forse gli stessi uomini che hanno scelto le scuole migliori per i propri figli, impartito lezioni private e tifato per loro nei campi da gioco? E sono milioni e milioni le donne e i bambini a cui è negata un’istruzione, costretti a vivere di piccoli espedienti e a subire atroci abusi nelle proprie case e ai bordi delle strade. Ma Dio ne ha visti molti altri: nella miseria più assoluta, abbandonati, violentati, torturati. Costretti ad elemosinare una carezza o un sorriso nella solitudine più disperata, condannati a lavorare come schiavi, a morire di sete e di fame.

Ebbene si. Quelli erano gli stessi uomini che per lavare le proprie coscienze han delegato a miseri aiuti umanitari il diritto alla vita, alla salute, ad un’istruzione. Hanno tollerato tutto, proprio tutto, avvalendosi di un accomodante senso di impotenza ed una ancor più comoda rassegnazione. Ma i loro lamenti e il loro vittimismo non resterà inascoltato. Giungeranno al cielo come infami preghiere e il loro eco risuonerà ai piedi della croce come bestemmie terribili. Perché l’egoismo e la totale indifferenza impedisce loro di realizzare che non sono le vittime di questo sistema, ma carnefici e complici di un mondo feroce.

È IMPORTANTE REALIZZARE E CAPIRE IL VALORE ESTREMAMENTE NEGATIVO E DIABOLICO CHE NASCE DAL SENTIMENTO DEL VITTIMISMO QUANDO ESSO ATTANAGLIA L’ESSERE UMANO. DIETRO AL VITTIMISMO INFATTI SI NASCONDONO L’EGOISMO, IL MATERIALISMO, LA SETE DI POSSESSO E ANCHE L’INGANNO.
LA SOFFERENZA SI SUPERA CON LA FEDE, LA FORZA INTERIORE E VA AFFRONTATA CON ONORE E DIGNITÀ OFFRENDOLA A CRISTO. IL VITTIMISMO CONDUCE ALL’ISOLAMENTO, ALL’APATIA, ALL’INDIFFERENZA E RENDE TIEPIDI. GESÙ HA DETTO: “I TIEPIDI, LI VOMITERÒ DALLA BOCCA”, POICHÈ MENTRE UN PECCATORE CHE SI PENTE SI PUÒ RISCATTARE E SALVARE, LA PERSONA CHE SI CHIUDE NELLA FRUSTRAZIONE DEL SUO VITTIMISMO, CHE SI LAMENTA DI TUTTO E DI TUTTI ADDEBITANDO LA CAUSA DEL PROPRIO DISAGIO AGLI ALTRI, È UNA PERSONA NELLE MANI DEL MALE. SIA NEL CASO CHE LA PERSONA SOFFRA VERAMENTE, SIA QUANDO SI SERVE DI QUESTO SISTEMA PER RAGGIRARE IL PROSSIMO. IL FUSTIGAMENTO, L’AUTOLESIONISMO ANNULLANO E OFFUSCANO LA LUCE DELLO SPIRITO. SI DIVIENE COSÌ FACILE PREDA DELLE FORZE NEGATIVE CHE HANNO IL COMPITO DI FAR CADERE QUANTE PIÙ ANIME POSSIBILE NELLE TENEBRE DELLO SPIRITO.IL VITTIMISMO È UNA TENTAZIONE CHE PORTA ALLA PROPRIA AUTODISTRUZIONE. È TERRIBILMENTE PERICOLOSA E NON PUÒ ESSERE TOLLERATA.NELLA SOFFERENZA DEVE PREVALERE UN UNICO SENTIMENTO: SOSTENERE, CONSOLARE, DONARE UN SORRISO A CHI SOFFRE COME NOI O DI PIÙ. IN QUESTO MODO LA SOFFERENZA DIVENTA MISSIONE E CONDUCE ALLA LUCE DI CRISTO. LA SOFFERENZA SI SUPERA CON LA FEDE, LA FORZA INTERIORE E VA AFFRONTATA CON ONORE E DIGNITÀ OFFRENDOLA A CRISTO.
 

Il vittimismo dei tiepidiultima modifica: 2012-04-04T18:24:34+02:00da allan11
Reposta per primo quest’articolo