“Impero” & Francesco

Rileggendo, a distanza di quindici anni dalla sua uscita, “Impero” di Tony Negri, pare quasi di leggere qualcosa di profetico.

Da un lato la non collocabilità in un luogo preciso di detto “Impero”, la sua mancanza di confini, il suo “stato di polizia”, il voler cercare un nuovo ordine mondiale, le sue guerre sempre “giuste”, lo spauracchio delle organizzazioni criminali che ricercano anch’esse il potere come bene unico e prevalente solo con modalità diverse ma i cui principi non si discutono mai e che servono solo a mantenimento dell’*allarme sociale* e nient’altro, funzionali come sono al sistema; il moralismo *egualitario* di cui è impregnato il suo sistema giuridico; il controllo che raggiunge la profondità delle coscienze e dei corpi e, a un tempo, la totalità delle relazioni sociali; quella *Pace* ipocrita per obiettivo (dove viene anticipato quel ridicolo Nobel ad Obama e dove se ne comprendono le ragioni) ; quelle Nazioni Unite dove il concetto giuridico di Impero ha cominciato a prendere forma di *ordine globale* sovranazionale, con tutti i suoi rizomi quale quell’Ordine Mondiale della Sanità contro il quale, donchisiottescamente, combatto io ….eccetera , eccetera, eccetera…che vien da pensare che più che di un luogo si stia parlando del vero e proprio *Impero del male* stesso ben più che di altro.

E poi, infine, quel francescanesimo della sua conclusione e risoluzione per opporsi a tutto questo.
E oggi, guarda caso, abbiamo proprio un Papa Francesco che, per di più, pare proprio rispondere a questo “Impero” nei modi profetizzati da Tony Negri.

Nei suoi discorsi, infatti,  come in quel libro,  la sovranità mondiale vera è identificata in un “impero” transnazionale del denaro, che si fonda su un sistema di permanente espropriazione e distruzione di uomini e di cose, e che adotta come strumento di regolazione la guerra, una guerra non di tipo classico ma asimmetrica, policentrica, globale, proprio come spiegato da Papa Francesco:
“Stiamo vivendo la terza guerra mondiale, ma a pezzi. Ci sono sistemi economici che per sopravvivere devono fare la guerra. Allora si fabbricano e si vendono armi e così i bilanci delle economie che sacrificano l’uomo ai piedi dell’idolo del denaro ovviamente vengono sanati”.

A fronte di questo “Impero” si erge quella che Toni Negri chiama la “moltitudine”. Non più la classe operaia fordista, l’operaio-massa caro alla fase operaista del suo pensiero, ma le innumerevoli e multiformi reti sociali che si ribellano al dominio globale.
Per Papa Francesco questa “moltitudine” sono appunto i “movimenti popolari” fatti di “cartoneros, riciclatori, venditori ambulanti, sarti, artigiani, pescatori, contadini, muratori, minatori, operai di imprese recuperate, membri di cooperative di ogni tipo e persone che svolgono mestieri più comuni”.
A tutti questi il Papa dice commosso: “Avete i piedi nel fango e le mani nella carne. Odorate di quartiere, di popolo, di lotta”.

Non le città-vetrina dell’*Impero*, quindi, ma le “periferie” sono per Francesco il luogo di naturale fioritura delle virtù redentive:
“Nei quartieri popolari dove molti di voi vivono sussistono valori ormai dimenticati nei centri arricchiti. Questi insediamenti sono benedetti da una ricca cultura popolare, lì lo spazio pubblico non è un mero luogo di transito ma un’estensione della propria casa, un luogo dove generare vincoli con il vicinato”.
Da questo “sottosuolo del pianeta” – dice ancora Francesco – prorompe “quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune”.
Ed è a questi esclusi che il Papa affida un futuro dell’umanità fatto di terra, di casa, di lavoro per tutti.
Grazie a un processo di loro ascesa al potere che “trascende i procedimenti logici della democrazia formale”.

Ad ascoltare questi discorsi  del Papa sono particolarmente numerosi i latinoamericani, tra i quali il presidente boliviano Evo Morales in qualità di leader “cocalero”.
Curiosamente, l’università nella quale l’ottantunenne Toni Negri tiene oggi le sue lezioni è in quella Argentina da cui questo Papa proviene: La Facultad Libre de Rosario di Santa Fe.

Certo che, in conclusione, sorge spontaneo pensare che “le vie del Signore sono proprio infinite” e…aggiungerei pure, a mo’ di Zen,…”Che gran burlone che è Dio” !!!

 
 
 
 
 
 
 
“Impero” & Francescoultima modifica: 2015-05-26T18:00:27+02:00da allan11
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