Genealogia del desiderio

Il desiderio non è l’opera dell’essere umano ma di Dio, e così solo colui che l’ha posto nel cuore umano può portare la sua vocazione a compimento.

* Desiderio, infatti, può darsi se la coscienza umana è il luogo simbolico in cui si ha a che fare con il finito delle cose, ma si ha pure notizia dell’esserci di un infinito

L’Io non può contenere l’Infinito; d’altra parte questa relazione è diversa da quella che lega il contenuto al contenente, giacché l’Io è separato dall’Infinito. Di conseguenza, l’idea dell’Infinito ha qualcosa di eccezionale, così che il suo ideatum supera la sua idea, e l’intenzionalità che anima la sua idea non può essere paragonata ad alcuna altra idea; l’Infinito è il totalmente altro. L’idea dell’Infinito non è, per lo più, una semplice reminiscenza, ma è stata messa dentro di noi e si mantiene solo nel rapporto con l’altro o nel rapporto sociale. Ecco perché l’Infinito di questo essere che non possiamo contenere, garantisce e costituisce l’esteriorità, che resiste a tutti i miei poteri, poiché la sua epifania si contrappone alla ricerca del potere e all’annientamento dell’altro.

  Se l’infinito pensato concretamente a partire dall’essere separato, è un infinito che si supera, la separazione è la costituzione del pensiero e dell’interiorità, è il fondamento di una relazione basata sull’indipendenza. In effetti, l’infinito si produce quando rinunciamo alla totalità, lasciando uno spazio all’essere separato. Esso inaugura, oltre la totalità, una società aprendo un ordine del Bene, che va oltre le regole della logica formale, ove si nasconde la distinzione tra bisogno e desiderio, dove emerge il desiderio nelle forme del bisogno.

Tuttavia, la nostra falsa comprensione del desiderio deriva dalla sua confusione con il bisogno, il quale segna un essere indigente, incompleto o decaduto dalla sua grandezza passata, e coincide con la coscienza di ciò che è stato perso.

La soddisfazione del bisogno, soprattutto di quello sessuale, coincide con la sparizione del suo oggetto come oggetto di consumazione, mentre l’insoddisfazione del bisogno nell’ordine del desiderio umano rivela l’altro diverso da un oggetto di piacere e lo riconosce come Altro

* Quasi tutto il pensiero moderno ha considerato il desiderio unicamente come una pulsione, come vis a tergo, come movimento determinato da una causa efficiente, ma non come movimento determinato da una causa finale.

Il Desiderio è desiderio in un essere già felice: il desiderio è la sfortuna del felice, un bisogno di lusso

Il desiderio è apertura all’esperienza gratuita d’amore e d’amicizia, al superamento di sé nella responsabilità verso gli altri e alla capacità di creazione, gioco e festa conviviale.

* L’amicizia è il riconoscimento reciproco riuscito, il sospetto decreta il fallimento del riconoscimento reciproco, perché sospettare qualcuno significa rapportarsi a lui come a un nemico potenziale.

* Il desiderio è una struttura permanente della soggettività e che la relazione tra desiderio e oggetto desiderato è necessaria, vale a dire è una struttura teleologica.

* Essendo desiderio d’assoluto, non c’è nulla, nella sfera mondana, che possa destare il suo interesse per le proprietà che possiede.

* Nei termini della teoria mimetica, possiamo dire che il desiderio è originariamente fluttuante rispetto a qualsiasi oggetto, è sempre in attesa di qualcuno che gli indichi che cosa deve desiderare, che gli dica che cosa ha un valore sufficiente perché valga lo sforzo di impadronirsene.

* L’origine del desiderio malato: ricordando che la tradizione ebraico-cristiana raccoglie nei dieci comandamenti le possibili malattie del desiderio umano.

 * Nei due miti di Adamo ed Eva e di Caino e Abele è rappresentata la malattia del desiderio come crollo delle relazioni intersoggettive (rottura della relazione verticale con Dio e orizzontale tra gli uomini e rispetto al mondo ambiente).

*  Il desiderio malato è quello che ha preso a oggetto interale se stesso: si è fatto come “dio”

* Il desiderio è appagato solo nel rapporto di riconoscimento reciproco tra esseri umani. Questa è la vera natura del desiderio, rispetto alla quale la relazione di dominio e quella oblativa sono errori e deviazioni in rapporto all’etica normativa della reciprocità del riconoscimento

* Nella sua natura essenziale il desiderio è desiderio di totalità, ma gli è fatale l’errore di porsi come la totalità del positivo, relegando l’altro nella negatività.

* Nessun soggetto può mettersi in rapporto con una totalità se si presenta come la totalità del positivo.

*  Se il soggetto pretende di essere riconosciuto come totalità, come «dio”, toglie in partenza ogni possibilità di realizzare il suo desiderio il quale, essenzialmente, non parte da una totalità, ma tende a una totalità.

* Nella rivalità mimetica la posta in gioco non è più l’oggetto conteso, ma il prestigio che ciascuno dei contendenti esige a spese dell’altro

* Il parossismo mimetico della mediazione interna corrisponde al rapporto di dominio

*Sia la mediazione esterna che la relazione di riconoscimento configurano l’oggetto come del tutto irrilevante nell’appagamento del desiderio, la cui vera natura è metafisica: il soggetto è attratto da un soggetto e solo una soggettività trascendentale può soddisfarlo.

* Diventa quindi necessario pensare Dio come primo riconoscitore.

* E allora la condizione ulteriore è la disponibilità, da parte di Dio, a impegnarsi in una relazione di reciproco riconoscimento con un essere umano. Nel Vangelo questa disponibilità è data per certa. Gesù testimonia che la volontà di Dio è di porsi in relazione con gli uomini nella figura di colui che serve, «cioè nella figura di colui che per primo offre riconoscimento».Gesù rappresenta quindi il compimento nello spazio e nel tempo di questa volontà divina, di questo desiderio di porsi in relazione di riconoscimento con gli uomini.

Il soprannaturale diventa, nei trattati teologici recenti, la comunicazione che Dio fa di se stesso in Gesù Cristo e la partecipazione degli uomini alla vita divina.

 La visione di Dio non è un fine possibile per l’uomo, ma il fine che Dio gli ha assegnato, del quale egli ha un desiderio naturale, al punto che, se non lo raggiunge, perde tutto.

http://mondodomani.org/dialegesthai/ws01.htm#rif20

* http://mondodomani.org/dialegesthai/ct12.htm#rif5

Genealogia del desiderioultima modifica: 2015-02-10T13:45:58+01:00da allan11
Reposta per primo quest’articolo