“Il cristianesimo è la religione dell’uscita dalla religione”

PREMESSA

Il nostro desiderio, anche di fronte al dramma più disumano, non può essere controllato, limitato, annientato, rinasce in continuazione perché il nostro cuore è fatto per la felicità, per il bello, per il bene: il nostro desiderio è promessa di felicità, di compimento certi.
Niente e nessuno può fermare il nostro desiderio, perché il desiderio è più forte di qualunque negatività, dramma, malattia, morte, strage.

Non ci possono essere dubbi, questo è l’unico sguardo ragionevole, che spiega noi stessi, che spiega come siamo fatti, che non censura, non tralascia nulla.

Amare la nostra ragione significa stare di fronte a questa evidenza, essere leali davanti a questo dato, alla promessa che sottostà alla dinamica del nostro desiderio, al bisogno di positività della vita che domina dentro di noi.

Così significa vivere da uomini, amare la nostra umanità, amare la nostra ragione.
Questo è l’unico modo per capire come siamo fatti, di che stoffa siamo fatti, perché siamo al mondo, altrimenti non comprendiamo chi siamo, non capiamo la nostra esperienza di desiderio che continuamente si rinnova. Ma così non capiamo neanche gli altri e non riusciamo a parlare con nessuno, a comunicare con nessuno.

L’uomo non ha l’istinto della fame, della sete, della sessualità. L’uomo ha il desiderio della fame, della sete, della sessualità. Il desiderio non è come l’istinto, qualcosa che domina l’essere: l’uomo può rinunciare ad appagare il proprio desiderio, o differirne l’appagamento, in vista di un benessere superiore. É libero, dunque non ha impresso in se stesso una sua felicità che raggiunge istintivamente, come l’animale.

DALLA RELIGIONE ALLA SPIRITUALITA’

La religione è stata con ogni probabilità l’abito multimillenario d’una struttura antropologica più profonda la quale, pur dopo il disfacimento delle religioni, continua tuttavia a operare sotto altra veste». Sotto questo aspetto, la religione, fenomeno storico, come ogni cosa nella storia, ha avuto un inizio ed è destinata ad avere una fine.

Nell’affermare che il cristianesimo è stato «la religione dell’uscita dalla religione», lo studioso francese Marcel Gauchet precisa che, proprio per questo, esso rimane la possibile religione d’una società postreligiosa, legato com’è da una salda complicità con gli aspetti dello spirito del secolo da esso maggiormente combattuti.

Che cosa è capitato, infatti, negli ultimi quarant’anni all’interno del fenomeno religioso da giustificare il ricorso sempre più ricorrente al concetto di «spiritualità», accanto se non al posto a quello di «religione»?

Sul terreno della non piena adeguatezza del concetto di religione per descrivere il rapporto dell’uomo contemporaneo con il sacro, sembra attecchire e crescere il concetto di spiritualità, il quale non solo polarizza la relazione tra istituzione ed esperienza personale, ma ancor di più gerarchizza un nuovo dispositivo di legittimazione del sacro stesso, non più a partire dall’obbedienza a una autorità esterna ma ponendo al centro la libera volontà dell’individuo. Proprio a causa di questo spostamento di accento, il concetto di religione utilizzato nel contesto del mondo tradizionale sembra non esaurire più il rapporto dell’uomo contemporaneo con il sacro.

Il concetto tradizionale di religione viene ricompreso e ridefinito, mettendo tutto il patrimonio simbolico delle religioni storiche a disposizione degli individui, i quali se ne servono secondo la logica del «fai da te» o del «bricolage»

Lo scollamento del legame tra religiosità e appartenenza comunitaria non possa non avere delle conseguenze sia sul piano teorico che su quello metodologico, e come tale scissione costringa gli studiosi dei fenomeni religiosi a mettere a punto nuove categorie e nuovi approcci per indagare più adeguatamente la presenza del sacro nella società contemporanea.

Non è più l’offerta delle istituzioni religiose a regolare il rapporto con il sacro, ma la libera ricerca di senso del soggetto.

La libertà dell’individuo permette quindi di vivere la propria religiosità mettendola in relazione con la creatività nell’affrontare le esperienze della vita quotidiana, con il percepire le proprie emozioni e i propri sentimenti, con l’attenzione per la natura come anche per il corpo e la salute psicofisica, con la scoperta progressiva del proprio sé profondo come con la sintonia con le forze misteriose che regolano il cosmo: realizzazione personale, ricerca del benessere e «santità», in questa prospettiva, vanno a braccetto.

Il sacro non è circoscritto a qualcosa di particolare: tutto è sacro, il corpo come lo spirito, la natura e il mondo che ci circonda, con le sue luci e le sue ombre; la verità è come un orizzonte, che non si raggiunge mai e che cambia continuamente la sua forma lungo il cammino della vita; per giungere a Dio ci sono molti sentieri diversi: si può trovare aiuto negli insegnamenti delle religioni tradizionali come anche nella mitologia, nella psicologia, nel sapere scientifico e nell’esperienza personale.

ED E’ PROPRIO A QUESTO PUNTO CHE ENTRA IN GIOCO IL CONCETTO DI DESIDERIO, L’ISTANZA PSICHICA PIU’ PROFONDA PER DEFINIZIONE STESSA, POSTA COME PREMESSA

Il passaggio dalla religione alla spiritualità recepirebbe nel campo religioso il passaggio verificatosi in ambito socioculturale più ampio dai valori materialisti ai valori postmaterialisti, e cioè all’attenzione sempre più marcata per la qualità della vita, l’autorealizzazione personale e l’autoespressività.

Nello stesso tempo la «ricerca del sé profondo» e l’«essere in sintonia con se stessi» anche per quanto attiene la relazione con il trascendente, ricollega questo segmento dell’esperienza umana al più ampio contesto della «mentalità terapeutica». La realizzazione di sé ricercata come obiettivo primario dell’esistenza ha bisogno del supporto dello psicoterapeuta il quale, oltre ad aiutare a «stare bene con se stessi», spinge a reinterpretare tutti gli ambiti dell’esperienza a partire dall’autenticità dei propri sentimenti: la famiglia, il lavoro, le relazioni interpersonali, la stessa religione, vengono ricollocate sotto questa prospettiva nuova.

L’individuo autonomo, in grado di decidere da sé i fini della propria vita, non è più orientato prioritariamente da verità superiori, ma valuta di volta in volta secondo criteri che rispondono all’efficacia pratica. I riferimenti morali non vengono eliminati, ma ricontestualizzati in un quadro “ambivalente”: «L’aspetto espressivo della nostra cultura esiste per la liberazione e la realizzazione dell’individuo. La sua abilità sta nel fatto che essa rende l’individuo capace di pensare agli impegni – dal matrimonio e il lavoro al coinvolgimento politico e religioso – come a una interpretazione del senso di benessere individuale piuttosto che come a un imperativo morale».
( https://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Bellah )

La ricerca dell’uomo contemporaneo sembra essere intercettato in maniera più adeguata e convincente dalla categoria della «spiritualità» la quale, gestendo il sacro in maniera più democratica, apre la possibilità a cammini personalizzati di autoperfezionamento, in sintonia con la ricerca del sé profondo, del benessere e del significato dell’esistenza.

https://journals.openedition.org/qds/1117

“Il cristianesimo è la religione dell’uscita dalla religione”ultima modifica: 2019-08-23T03:19:53+02:00da allan11
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