L’UOMO VUOTO

L’uomo degl’anni ’50, ’60, quello del dopoguerra, tutto d’un pezzo, repressivo, autoritario.
Contro di lui, contro quel padre opprimente si rivoltarono i figli del ’68, ora violenti ora pacifici hippy, di chi non riconosceva più l’ordine costituito, di chi ne vedeva le ipocrisie.
L’establishment, quell’ordine costituito, percepì come insensata quella rivolta.

Esattamente come oggi, quella generazione diventata poi il nuovo establishment, non comprende la ribellione populista.

Come già non avevano neppure capito che la loro rivoluzione era solo stata l’affermazione di una forma più evoluta di quello che contestavano ai loro padri ma che, la storia sta lì a dimostrarlo, è solo sfociata in un consumismo ancor più sfrenato che quella generazione precedente sarebbe pure stato in grado di arginare con i propri valori se non fossero stati rasi al suolo dai cosiddetti “nuovi”, ma solo perché maggiormente funzionali alla perpetuazione del peggio di quelli di allora quali “vuoto interiore”, arrivismo, esteriorità, apparenze, conformismo e convenzionalità.

“Thin man”, quelli che ce l’hanno fatta, costruiti da se, che disprezzano “la plebe”; uomini vuoti di una rivoluzione fallita e di un consumismo trionfante percepito falsamente come libertà.

Oggi la storia si ripete e chi è ora l’establishment si comporta esattamente come allora
Disprezza, s’arrabbia, minaccia, insulta, offende.

Esattamente lo stesso copione per chi lo ha già visto ieri e lo torna a rivedere oggi.

Non accettano di essere messi da parte
Che hanno fatto il loro tempo
Che “la pacchia è finita” più per loro che per i migranti
Che non hanno più niente da dire

Sì, la storia si ripete
Ma ieri fu tragica
Oggi rasenterebbe il ridicolo se non fosse solo patetica.

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L’UOMO VUOTOultima modifica: 2018-11-11T00:40:50+01:00da allan11
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