IL REGNO DELLA QUANTITA’

“La conclusione a cui si arriva è questa: negli individui la quantità predominerà tanto più sulla qualità, quanto più saranno ridotti ad essere, se così si può dire, dei semplici individui, e quanto più saranno, appunto per questo, separati gli uni dagli altri, il che, si badi, non vuol affatto dire più differenziati, poiché v’è anche una differenza qualitativa che è proprio l’inverso di quella differenziazione del tutto quantitativa che è la separazione in questione. Tale separazione fa degli individui solo altrettante ‘unità’, nel senso inferiore del termine, e del loro insieme una pura molteplicità quantitativa; al limite, questi individui saranno paragonabili ai pretesi ‘atomi’ dei fisici, sprovvisti cioè di ogni determinazione qualitativa; e benché di fatto questo limite non si possa raggiungere, è pur questo il senso in cui il mondo attuale si dirige. Non c’è che da guardarsi intorno per constatare che, ovunque e sempre di più, ci si sforza di ricondurre ogni cosa all’uniformità, si tratti degli uomini stessi, o delle cose in mezzo alle quali vivono, ed è evidente che un risultato del genere non può ottenersi se non sopprimendo, per quanto possibile, ogni distinzione qualitativa; ma quel che veramente è degno di nota è il fatto che per una strana illusione, taluni scambiano volentieri questa ‘uniformizzazione’ per una ’unificazione’, mentre, in realtà, essa ne rappresenta esattamen! te l’inverso, cosa del resto evidente dal momento che essa implica un’accentuazione sempre più marcata della ‘separatività’. La quantità, torniamo ad insistere, può soltanto separare, non unire; sotto forme diverse, tutto ciò che procede dalla materia non produce altro che antagonismo fra quelle unità frammentarie che sono all’estremo opposto della vera unità, o che almeno vi tendono con tutto il peso di una quantità non più equilibrata dalla qualità; ma questa ‘uniformizzazione’ rappresenta un aspetto troppo importante del mondo moderno, nonché troppo suscettibile d’essere falsamente interpretato, perché ad essa non consacriamo ancora ulteriori considerazioni”

“Servitore della macchina, l’uomo deve divenire macchina egli stesso, e il suo lavoro non ha più niente di veramente umano, perché non implica più l’intervento di nessuna di quelle qualità che costituiscono propriamente la natura umana”

Il segno dei tempi è però proprio questa vittoria della quantità sulla qualità; l’errore, grossolano e male argomentato, di Guènon sta nel supporre un’età dell’oro in cui la qualità avesse il ruolo di guida del consesso sociale. Quest’epoca non si è mai data e anzi la storia dell’uomo, la dialettica dell’illuminismo, sta lì a mostrare la progressiva e graduale vittoria della quantità, del numero, sulla qualità, sul continuo. Far sì che questa vittoria non elimini le qualità del reale, ma le integri in un processo dinamico è il compito che spetta a chi ancora crede nella ragione.

Recensione: René Guénon, Il regno della Quantità e i Segni dei Tempi

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René Guénon IL REGNO DELLA QUANTITÀ E I SEGNI DEI TEMPI
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/reneguenon/regnotempi.pdf

Fra i tratti caratteristici della mentalità moderna, e come argomento centrale del nostro studio, prenderemo subito in esame la tendenza a ridurre ogni cosa al solo punto di vista quantitativo, tendenza talmente radicata nelle concezioni «scientifiche» degli ultimi secoli, e reperibile d’altronde altrettanto nettamente negli altri campi, come ad esempio quello dell’organizzazione sociale, da permettere quasi di definire la nostra epoca, salvo una restrizione la cui natura e necessità appariranno in seguito, essenzialmente e innanzi tutto come il «regno della quantità».
… il punto più basso riveste l’aspetto della quantità pura priva di qualsiasi distinzione qualitativa;…. le scienze profane, di cui il mondo moderno è così orgoglioso, altro non siano se non «residui» degenerati di antiche scienze tradizionali, così come la stessa quantità, a cui esse si sforzano di tutto ricondurre, non è, nella loro visione delle cose, se non il «residuo» di un’esistenza svuotata di tutto ciò che costituiva la sua essenza; è così che queste scienze, o pretese tali, lasciandosi sfuggire, oppure eliminando di proposito tutto ciò che veramente è essenziale, si rivelano in definitiva incapaci di fornire la spiegazione reale di qualsiasi cosa. …… Quanto ai mezzi mediante i quali l’Occidente è giunto ad affermare questa dominazione (di cui la «modernizzazione» di una parte più o meno considerevole di Orientali non è che l’ultima e più pesante conseguenza), basta riportarsi a quanto ne abbiamo detto in altre opere, per convincersi che, in definitiva, essi si basano esclusivamente sulla forza materiale, il che, in altri termini, equivale a dire che la dominazione occidentale non è altro essa stessa che un’espressione del «regno della quantità»……«essenza» e «sostanza»… Queste ultime devono essere considerate come princìpi universali, essendo i due poli di qualsiasi manifestazione… l’essenza e la sostanza fanno tutt’uno con la «forma» e la «materia» dei filosofi della Scolastica…dell’azione esercitata dal principio attivo, o essenza, sul principio passivo, o sostanza;… «atto» e «potenza», in senso aristotelico, parimenti corrisponde all’essenza e alla sostanza;….l’essenza è in definitiva la sintesi principiale di tutti gli attributi appartenenti ad un essere e che fanno di questo essere ciò che è, dato che attributi o qualità sono in fondo sinonimi; e si può anche osservare che la qualità, considerata come il contenuto dell’essenza….

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In definitiva, l’operaio come tale non ha in realtà alcun «nome», perché, nel suo lavoro, egli non è che una semplice «unità» numerica senza qualità proprie, …tendenza cosiddetta «egualitaria», della tendenza cioè a quell’uniformità che esige di trattare gli individui come semplici «unità» numeriche, in modo da realizzare l’«eguaglianza» dal basso, poiché, «al limite», questo è il solo senso in cui essa possa essere realizzata,…. In un individuo del genere, l’aspetto qualitativo o essenziale è quasi completamente sparito… questa confusione degli esseri nell’uniformità appare come una sinistra e «satanica» parodia della loro fusione nell’unità.

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L’illusione delle statistiche
Ritorniamo ora a considerare il punto di vista più propriamente «scientifico» come lo intendono i moderni. Questo punto di vista è sostanzialmente caratterizzato dalla pretesa di ridurre tutte le cose alla quantità, e di non tenere in alcun conto quel che non è riducibile ad essa e di considerarlo in un certo senso come inesistente; si è persino arrivati a pensare e a dire comunemente che tutto quanto non può essere «numerato», cioè espresso in termini puramente quantitativi, è, appunto per ciò, sprovvisto di ogni valore «scientifico»; e questa pretesa non si applica solo alla «fisica» nel
significato ordinario della parola, ma a tutto l’insieme delle scienze «ufficialmente» ammesse oggi, ivi compreso, come abbiamo già visto, anche il campo psicologico. Le spiegazioni da noi date in precedenza bastano a far capire che, a questo modo, si lascia fuori tutto quanto è veramente essenziale nella più ristretta accezione del termine, e che, a cadere in preda di una scienza del genere è, in realtà, soltanto un «residuo» del tutto incapace a spiegare qualsiasi cosa….. È vero che queste differenze, per il fatto stesso di essere distinzioni qualitative, sono tanto minori quanto più ciò che si considera appartiene ad un grado più basso della manifestazione, e che, di conseguenza, si accentuano nella stessa misura le somiglianze, così da far pensare in taluni casi ad una specie di identità, ad un’osservazione superficiale ed incompleta;…..Comunque sia, c’è da chiedersi come, trascurando le differenze e rifiutandosi in un certo senso di vederle, si possa pretendere di costituire una scienza «esatta». ………L’idea di prendere la ripetizione in qualche modo a fondamento di una scienza tradisce un’ulteriore illusione di ordine quantitativo, la quale consiste nella convinzione che il solo accumulare un gran numero di fatti possa servire di «prova» ad una teoria… Si può anche dire che, per quanto insufficiente sia l’«empirismo» in se stesso, quello della scienza moderna è ben lungi dall’essere integrale, poiché trascura o elimina una parte considerevole dei dati dell’esperienza, tutti quelli cioè che presentano un carattere prettamente qualitativo…

I postulati del razionalismo
…a non voler ammettere come «scientifico» se non ciò che è suscettibile di essere «numerato» [Sotto questo rapporto si può dire che, di tutti i significati inclusi nel termine latino ratio, nell’uso «scientifico» che viene fatto attualmente della ragione, se ne è conservato uno solo, quello di «calcolo»].

L’illusione della «vita ordinaria»
Di qui proviene l’idea di ciò che comunemente si designa «vita ordinaria» o «vita corrente»; questi termini, in effetti, indicano anzitutto qualcosa in cui, per l’esclusione di qualsiasi carattere sacro, rituale, o simbolico (poco importa qui se visto in senso più specificamente religioso o secondo altre modalità tradizionali, dato che in tutti i casi si tratta egualmente dell’azione effettiva delle «influenze spirituali»), ….. il quale in fondo non è che un aspetto più specialmente filosofico dell’«umanesimo», cioè della riduzione di tutte le cose ad un punto di vista esclusivamente umano, si arriva a poco a poco al materialismo o al positivismo: che si neghi espressamente, come nel primo, tutto ciò che è al di là del mondo sensibile…nell’attuale stato di decadenza intellettuale, si è arrivati a perdere completamente di vista la nozione stessa di verità, cosicché quella di utilità, o di comodità, ha finito per sostituirvisi interamente.

La degenerazione della moneta
Certamente, se ci si attiene soltanto al semplice punto di vista «economico» com’è inteso oggi, sembra proprio che la moneta sia qualcosa che appartiene interamente al «regno della quantità»;
….una vera degenerazione del linguaggio, che accompagna o segue inevitabilmente quella di tutte le cose: effettivamente, in un mondo dove ci si sforza di ridurre tutto alla quantità, bisogna evidentemente servirsi di un linguaggio che anch’esso evochi soltanto idee prettamente quantitative…

Le tappe dell’azione antitradizionale
Di fatto balza all’occhio, da qualunque punto di vista si osservino le cose, che nell’insieme di quanto costituisce propriamente la civiltà moderna si deve immancabilmente constatare come tutto appaia sempre più artificiale, denaturato e falsificato… Tuttavia a noi parrebbe che debba bastare un po’ di logica per concludere che se tutto è diventato così artificiale, la stessa mentalità a cui questo stato di cose corrisponde non dev’esserlo meno del resto, ciò che equivale a dire che anch’essa deve essere «fabbricata» e niente affatto spontanea…. L’azione antitradizionale doveva necessariamente mirare, contemporaneamente, sia a cambiare la mentalità generale sia a distruggere tutte le istituzioni tradizionali d’Occidente, giacché è in questo senso che essa si esercitò prima di tutto e in modo diretto, nell’attesa di tentare in seguito di estendersi al mondo intero per mezzo degli Occidentali, preparati in tal modo a diventare i suoi strumenti….. che il razionalismo incominci a far sentire i suoi effetti ancor prima di ricevere tale nome, riferito alla sua forma più particolarmente filosofica, così come vedemmo trattando del Protestantesimo Evidentemente un tale lavoro non poteva essere portato a termine in un unico momento, anche se ciò che forse è più stupefacente è la rapidità con cui gli Occidentali hanno potuto essere indotti a dimenticare tutto quel che per loro era legato all’esistenza d’una civiltà tradizionale; quando si pensa alla incomprensione totale di cui i secoli XVII e XVIII dettero prova nei confronti del Medio Evo, e ciò da ogni punto di vista, dovrebbe essere facile capire che un cambiamento così completo e così brusco non poté compiersi in modo naturale e spontaneo….. D’altronde, l’«umanesimo» del Rinascimento non era altro anch’esso se non il diretto precursore del razionalismo vero e proprio, giacché dire «umanesimo» significa dire pretesa di tutto ricondurre ad elementi puramente umani, e di conseguenza (per lo meno di fatto, se proprio non ancora in virtù di una teoria espressamente formulata) esclusione di tutto ciò che è sovraindividuale…… il meccanicismo aprì direttamente la strada al materialismo,…. Da quel momento si era propriamente entrati nel «regno della quantità». …. La scienza profana, da Cartesio in poi meccanicistica, e diventata più specialmente materialistica a partire dalla
seconda metà del secolo XVIII, doveva, nelle sue successive teorie, divenir sempre più esclusivamente quantitativa, mentre il materialismo insinuandosi nella mentalità generale, riusciva a determinare in essa quell’atteggiamento, indipendente da ogni affermazione teorica, ma proprio per tale ragione tanto più diffuso e infine passato allo stato di una specie d’«istinto», che noi abbiamo chiamato «materialismo pratico»; successivamente questo atteggiamento stesso doveva essere ulteriormente rinforzato dalle applicazioni industriali della scienza quantitativa, le quali producevano l’effetto di vincolare sempre più gli uomini alle sole realizzazioni «materiali»….. L’uomo «meccanizzava» tutto e alla fine giungeva a «meccanizzare» se stesso, cadendo a poco a poco nello stato delle false «unità» numeriche perdute nell’uniformità e nell’indistinzione della «massa», vale a dire, in definitiva, nella molteplicità; certamente non si potrebbe immaginare trionfo più completo della quantità sulla qualità.

Deviazione e sovversione
… un esempio di quanto stiamo dicendo lo troviamo nel procedere della mentalità moderna dall’«umanesimo» e dal razionalismo al meccanicismo e poi al materialismo, e altresì nel processo secondo il quale la scienza profana è andata elaborando successivamente teorie dal carattere sempre più esclusivamente quantitativo, ciò che permette di dire che tale deviazione nel suo insieme, e fin dal suo inizio, ha in modo costante teso ad instaurare progressivamente il «regno della quantità»…… sovversione sia completa, di essa esistono già segni ben visibili in tutto quel che presenta carattere di «contraffazione» o di «parodia», ….pseudo-riti «civili» e «laici», … sedicente «naturismo» … «organizzazione del tempo libero» fa parte integrante degli sforzi compiuti, secondo quanto da noi segnalato più sopra, per obbligare gli uomini a vivere il più possibile «in comune»! … ’«uniformità» e nella «semplicità» verso cui tende lo spirito moderno, e che sono in qualche modo l’espressione più completa del suo sforzo di riduzione d’ogni cosa al punto di vista quantitativo…..

Il rovesciamento dei simboli
…occorre precisare che «dualità» e «dualismo» sono due concetti del tutto distinti: il dualismo (di cui la concezione cartesiana di «spirito» e, materia» è uno degli esempi più noti) consiste propriamente nel considerare una dualità come qualcosa di irriducibile e nel non saper scorgere niente al di là di essa, il che implica la negazione del principio comune dal quale, in realtà, i due termini di questa dualità procedono per polarizzazione] Certamente questa dualità è, in verità, un complementarismo e non un’opposizione; ma due termini, che sono in realtà complementari, se vengono esaminati da un punto di vista più esteriore e contingente, possono anche apparire opposti

Tradizione e tradizionalismo
La falsificazione di tutte le cose, la quale è, come abbiamo detto, uno dei tratti caratteristici della nostra epoca, non è ancora la sovversione vera e propria, ma certo contribuisce abbastanza direttamente a prepararla; ciò che meglio lo mette in evidenza è forse quella che possiamo chiamare la falsificazione del linguaggio, vale a dire l’impiego abusivo di alcuni termini distolti dal loro significato vero, impiego che è in qualche modo imposto attraverso una costante suggestione da parte di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, esercitano un’influenza di qualche genere sulla mentalità pubblica. Né si tratta solamente di quella degenerazione a cui facemmo in precedenza allusione, in conseguenza della quale molte parole hanno finito col perdere il senso qualitativo che avevano in origine, per conservarne soltanto uno completamente quantitativo; è piuttosto un «deviamento», in virtù del quale certe parole sono applicate a cose che non vi si addicono assolutamente, e che talvolta sono anzi opposte a quelle che tali parole normalmente significano. Si tratta innanzi tutto di un sintomo evidente della confusione intellettuale che regna dappertutto nel mondo attuale…… l’«umanesimo» non è nient’altro che la vera e propria negazione del sopraumano e la formazione delle «nazionalità» è stato il mezzo utilizzato per distruggere l’organizzazione sociale tradizionale del Medio Evo….

Il neospiritualismo
…«materialismo trasposto»…

L’intuizionismo contemporaneo
…Secondo Bergson esistono dunque due specie di religione, l’una «statica» e l’altra «dinamica», che egli denomina pure, in modo piuttosto inconsueto, «religione chiusa» e «religione aperta»: la prima è di natura sociale, la seconda di natura psicologica. È a quest’ultima, naturalmente, che vanno le sue preferenze, ritenendola egli la forma superiore della religione: infatti è evidente che, in una «filosofia del divenire» come la sua, non potrebbe accadere altrimenti, giacché, per essa, tutto ciò che è immutabile non corrisponde a niente di reale, e per di
più impedisce all’uomo di cogliere il reale così come egli lo concepisce. Ma, si obietterà, una simile filosofia, per la quale non esistono «verità eterne» dovrebbe negare ogni valore non solo alla metafisica ma anche alla religione; ed è proprio quel che succede in effetti, poiché la religione nel vero senso della parola è esattamente quella che Bergson chiama «religione statica», in cui egli non vede che una «fabulazione» del tutto immaginaria; e, quanto alla «religione dinamica», in verità essa è tutt’altro che religione. ……. Quel che ne rimane è solo una vaga «religiosità», una sorta d’aspirazione confusa verso un «ideale» qualsiasi, molto vicina insomma a quella dei modernisti e dei protestanti liberali, e che ricorda anche, per certi lati, l’«esperienza religiosa» di William James….. Questa «religione dinamica», secondo Bergson, trova la sua più alta espressione nel «misticismo»,

I misfatti della psicanalisi
… tentativi fatti per ridurre la stessa psicologia ad una scienza quantitativa….. Non è una semplice questione di vocabolario il fatto, assai significativo, che la psicologia attuale prenda sempre in considerazione solo il «subconscio» e non il «superconscio», il quale dovrebbe esserne logicamente il correlativo….. Degna di nota è ancora la strana illusione per cui gli psicologi giungono a considerare certi stati tanto più «profondi» quanto più sono semplicemente inferiori; non è forse questo un indizio della tendenza ad andare nel senso inverso a quello della spiritualità, la quale sola può esser detta veramente profonda, perché essa sola è inerente al principio ed al centro stesso dell’essere? D’altra parte, poiché il campo della psicologia non si estende verso l’alto, il «superconscio» le rimane completamente estraneo e del tutto precluso; e quando le accade di venire in contatto con qualcosa di elevato, essa pretende puramente e semplicemente di annetterlo, assimilandolo al «subconscio»: tale è, quasi sempre, la natura delle sue presunte spiegazioni concernenti la religione, il misticismo, ed anche certi aspetti delle dottrine orientali come lo Yoga; e, in questa confusione del superiore con l’inferiore, c’è già qualcosa che può essere propriamente interpretato come una vera sovversione….nella stessa misura si avvicina inevitabilmente, forse senza volerlo (almeno da parte di quegli psicologi che nonostante tutto intendono rimanere materialisti), allo spiritismo o ad altre cose del genere, le quali tutte, in definitiva, si fondano sui medesimi oscuri elementi dello psichismo inferiore
…la vera funzione di questa psicologia, nelle attuali condizioni del mondo, sia stata proprio quella di concorrere attivamente alla seconda fase dell’azione antitradizionale… A questo proposito, la pretesa della psicologia ordinaria, prima segnalata, di annettere, facendole entrare a forza nel «subconscio», certe cose che per la loro stessa natura le sfuggono completamente, non può spiegarsi, fermo restando il suo carattere nettamente sovversivo, che con quello che potremmo chiamare il lato infantile di tale funzione, giacché simili spiegazioni, come le spiegazioni «sociologiche» di queste stesse cose, sono, in fondo, di un’ingenuità
«semplicistica» sconfinante talvolta nella pura stupidità. ….Questo carattere «satanico» appare nettamente ed in modo del tutto particolare nelle interpretazioni psicanalitiche del simbolismo…
ad esempio, tanto per prendere un caso tipico, un sogno nel quale si esprime una ispirazione
«sopraumana» è veramente simbolico, mentre un sogno ordinario non lo è affatto,…come sempre avviene quando sono in gioco cose di carattere tradizionale, disconoscono ciò che costituisce l’essenziale; nel caso, invece, di cose semplicemente umane, si tratta evidentemente di un falso simbolismo, ma il fatto stesso di designarlo con questo nome comporta pur sempre lo stesso errore circa la natura del vero simbolismo. …. il carattere generalmente ignobile e ripugnante delle
interpretazioni psicanalitiche costituisce, a questo proposito, un «marchio» che non lascia dubbi…

La fine di un mondo
Il regno della «contro-tradizione», in effetti, è, molto esattamente, ciò che è designato come il «regno dell’Anticristo….Certamente non sarà più il «regno della quantità» che era soltanto il culmine della «antitradizione»; al contrario, col pretesto di una falsa «restaurazione spirituale», sarà una specie di reintroduzione della qualità in tutte le cose, ma di una qualità presa al rovescio del suo valore legittimo e normale…. la «fine di un mondo» non è mai e non potrà mai essere altro che la fine di un’illusione.

https://it.wikipedia.org/wiki/Kali_Yuga

Kali-yuga

IL REGNO DELLA QUANTITA’ultima modifica: 2017-09-10T11:41:13+02:00da allan11
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