“IT’S THE STUPID ECONOMY”

Non è che la verità non esiste più.
Non esiste ancora !!
La verità resta imperterrita sullo sfondo.
Il problema è che ora, in primo piano, c’è l’economia
e non sempre la verità si vede bene.
Anzi.
Economicamente remunerativa è la menzogna e non la verità.
Son le menzogne che hanno bisogno di un buon budget propagandistico
per essere vendute bene.
Se si dicesse la verità addio consumi e tutto il resto.

Non esiste campo in cui la mediocrità imperversi con maggiore aplomb come quello che lei stessa continua a chiamare “l’economia”
L’economia, e i suoi venali *a priori* rendono stupidi ed escludono qualunque slancio mentale verso problematiche e argomentazioni che tendono a eclissarsi
“It’s the stupid economy” sarebbe la frase giusta.
Da questo punto di vista si tratta di una classe che trasforma ogni cosa in economia, che restringe tutto all’interno dei parametri dell’economia commerciale e speculativa, in modo da non vedere più le situazioni insostenibili da lei provocate nel mondo.
Così, attraverso la mediazione dei rigidi criteri della scienza contabile e manageriale, e attraverso la sua ideologia fedelmente applicata, si conferisce motivazioni elevate a principi abietti.
Lobbysmo, paradisi fiscali, sfruttamento dei minori, guerre civili…il tutto con il beneplacito di ministri e primi ministri nonché tutti gli ingranaggi dell’amministrazione pubblica in grado di trasformare la macchina dello stato in un apparato al solo servizio di questa industria e questa finanza.
Questo progetto è figlio di un’aberrazione che ha origine nell’ideologia liberale del libero mercato.
Il denaro fa da schermo davanti a tutto.
Si è imposto nella cultura moderna come un elemento di calcolo del valore medio.
Questa unità di misura media di “tutto ciò che ha valore” si è imposta nella storia come straordinario valore di mediocrità.
In quanto mezzo di tutte le cose, ecco che diventa un supermezzo. E come supermezzo il denaro ha finito per imporsi nella storia come uno scopo supremo paradossale: il nostro massimo obiettivo è possedere tale mezzo per accedere ad ogni cosa.
“Per la maggioranza delle persone civilizzate il denaro è diventato lo scopo principale, il possesso attraverso il quale questa maggioranza realizza le proprie mire […] Per la coscienza dell’uomo moderno il concetto di mancanza non significa più mancanza di oggetti, ma unicamente mancanza dei soldi per comprarli” Georg Simmel
Nessuna autorità intermediatrice dell’esistenza compie questa DEPREDAZIONE DELL’OBIETTIVO FINALE con tanta ampiezza e radicalità come il denaro tanto da farlo passare per valore in sé.
Ma, nonostante le apparenze, amare il denaro, essere attratti dal denaro, essere follemente innamorati di ciò che ci fornisce l’accesso a tutto, in realtà significa NON ESSERE ATTRATTI DA NIENTE, da nient’altro che il mezzo per ottenere ciò che ha effettivamente valore.
Il denaro perverte sul piano psichico perché fa perdere ogni prospettiva sensibile rispetto alla diversità del mondo.
L’avaro, il dilapidatore, l’avido, il disincantato e il cinico ne sono figure emblematiche.
L’avarizia preferisce contemplare la fortuna virtuale promessa dal simbolo guardandosi bene dal materializzarla in qualunque oggetto concreto. Meglio fantasticare sui mille acquisti che promette piuttosto che convertirla in uno soltanto.
Forma astratta di godimenti dei quali, tuttavia, non gode, restando così al riparo da ogni delusione possibile derivante dal mettersi in gioco.
Il dilapidatore, viceversa, vorrebbe negare tutto ciò che riconosce valore al denaro ma, nell’analoga illimitatezza, non trova mai ragioni per fermarsi e ne resta completamente e violentemente soggiogato.
L’avido, che nella confusione mentale e turbamento morale da cui è affetto non appena entra in possesso del denaro ottenuto senza alcun merito razionalmente acquisito che ne fissi i parametri.
Il disincantato, che nel *replicare* solamente il consumo di beni è allontanato da qualunque principio vitalistico nel grigiore della loro tonalità uniforme.
Quella stessa “tonalità uniforme” che il cinico, invece, vede, nonostante tutte le diversità qualitative e quantitative della merce, ma che colte solo attraverso il prisma del segno pecuniario ne impedisce qualsivoglia considerazione etica, ecologica o politica, ma solo quella in maniera contabile.
Declinazioni diverse e complementari della stessa perdita del valore percepibile delle cose nella riduzione al solo loro corrispettivo monetario.
Questa cultura del denaro funziona da schermo per impedire di vedere quello che ci sta di dietro.
Malattie , fame e miseria nel mondo fatti cadere nel dimenticatoio e nell’indifferenza.
Presa da questo gioco, incapaci di pensare in un altro modo un sistema, la classe media resta nel suo recinto : “Una vogliuzza oggi, una domani, basta la salute”. I suoi comportamenti stereotipati diventano per lei un modo d’attestare la propria sottomissione. L’evasione nel divertimento e i farmaci psicotropi che il regime le prescrive in abbondanza dimostrano la presenza di mali che incombono incessantemente su di lei.

“IT’S THE STUPID ECONOMY”ultima modifica: 2017-04-16T19:12:19+02:00da allan11
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