«Dio» vivo

 Nietzsche intuisce che l’ingrediente decisivo della metafisica è l’infinitezza e con essa la mortificazione della «terrestrità» e della libertà dell’individuo umano, l’ingrediente essenziale della sua trascendenza antiterrena e della sua contrapposizione rispetto all’uomo.

 Il Dio cristiano, in quanto qualitativamente infinito, rimane sempre trascendente rispetto all’uomo e a ogni altro essente finito, un’alterità irraggiungibile, una superiorità non solo ineguagliabile ma perfino inapprossimabile, che svaluta ipso facto la dimensione terrena in quanto finita e relega l’uomo in una posizione di dipendenza e subordinazione.

 Il «Dio» nietzscheano è finito perché in questo modo può attuare la sua funzione positiva di sprone al raggiungimento del massimo grado di volontà di potenza senza svolgere quelle negative di Dio.

Perché se l’essenza del cosmo è la volontà di potenza, cioè l’incremento, «Dio» in quanto massimo incremento effettivo ne costituisce insieme la giustificazione, la meta e il senso.
«Dio» diventa così il fondamento della possibilità dell’Übermensch.

 l’Übermensch, in quanto uomo-dio, da un lato è completamente libero e totalmente radicato nella dimensione terrena, dall’altro è sempre slanciato oltre se stesso, nella propria trascendenza futura, poiché la sua essenza è il perenne aumento della propria potenza.

“Il nostro maggior rimprovero all’esistenza era l’esistenza di Dio”

http://mondodomani.org/dialegesthai/smt01.htm#rif12

http://www.liceoeinsteinmilano.it/pages2/materialedidattico/tassi/Dis-avventuredelpensiero.pdf

La stessa teoria dell’eterno ritorno assume un valore soltanto per l’individuo che la istituisce con un atto della sua volontà di potenza.

Ma…

la valorizzazione della dimensione comunitaria dell’uomo in polemica con le filosofie individualistiche assume primaria importanza nella filosofia tra le due guerre mondiali.

«Dio» vivoultima modifica: 2015-05-21T13:41:02+02:00da allan11
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