Fenomenologia

 

Il primo passo verso il superamento del riduzionismo fisicalista del periodo di egemonia culturale del positivismo (che comincia a declinare a partire dall’ultimo decennio del XIX secolo) viene compiuto grazie alla riflessione di Wilhelm Dilthey.

Dilthey, in aperta rottura con la concezione positivista, delinea l’impossibilità di una scienza psicologica fondata sui principi metodologici della scienza della natura: la psicologia (e con essa la psichiatria), infatti, per Dilthey è una di quelle Geisteswissenschaften (scienze umane) che non possono essere subordinate e ricondotte alle scienze della natura, il cui modello esplicativo (volto alla spiegazione dei fenomeni) si rivela del tutto inadeguato alla autentica comprensione della vita psichica. È la distinzione fra spiegare e comprendere, così caratteristica della filosofia di Dilthey. Secondo lo studioso tedesco occorre comprendere la vita psicologica dei nostri simili dall’interno, giacché è propriamente umano immedesimarsi solo in ciò che è stato provato con l’esperienza e che, per questo, richiede metodi di validazione diversi da quelli propri delle scienze della natura. È grazie a Dilthey, quindi, che si inizia a porsi il problema di ripensare l’uomo (e, contestualmente, l’uomo malato di mente) superando l’approccio e l’antropologia positivisti.

La fenomenologia soggettiva di Jaspers

Il discorso di Dilthey viene ripreso nella sua fondamentale profondità da Karl Jaspers nel 1913 con la sua Allgemeine Psycopathologie, destinata a restare come una pietra miliare nell’ambito degli studi psichiatrici. In questo libro Jaspers tenta di elaborare una comprensione che porti lo psichiatra verso un modo di porsi diverso di fronte alla follia e alle sue manifestazioni. Cerca per questo di delineare un metodo nuovo che permetta alla psichiatria di costruirsi come discorso rigoroso, pur staccandosi dal metodo scientifico tipico delle scienze naturali: il metodo fenomenologico.

L’oggetto della psichiatria, per la fenomenologia, non è più il cervello ma la vita interiore (la soggettività) dei pazienti. “L’indagine fenomenologica ha il compito di rendere presenti ed evidenti di per sé gli stati d’animo che i malati sperimentano, e astenersi da tutte le teorie che trascendono la pura descrizione”. In tal senso “nella psichiatria fenomenologica la conoscenza si realizza solo mediante modelli psicologici che sono costituiti dalla introspezione (dalla capacità di analizzare e di sondare gli stati psichici, interiori, soggettivi) e dalla immedesimazione (dalla capacità di immergersi negli stati psichici degli altri-da-noi). […] Se non conosco, se non intuisco, se non partecipo emozionalmente della vita interiore dell’altro, non mi sarà possibile conoscere cosa realmente una persona (un paziente) prova e cosa induce una condizione di sofferenza, o di disperazione”.

All’interno di questa prospettiva, però, Jaspers avverte continuamente che noi non possiamo afferrare concettualmente la totalità dell’uomo, ma possiamo riuscire soltanto ad enumerare (sempre e soltanto nella nostra propria esperienza a contatto con il malato) una più o meno grande quantità di particolari. Lo psichiatra potrà anche immedesimarsi – e quindi esperire un complesso di significati – ma non sarà in grado di afferrarli concettualmente nella loro interezza e quindi perderà parti delle informazioni necessarie.

Risulta perciò un’alternativa – quella di Jaspers – alle correnti positiviste dell’ottocento, che si delinea come una fenomenologia solo soggettiva: essa infatti “si limita a confrontarsi con […] le esperienze soggettive (normali o patologiche) di una persona, escludendo, con questo, che la psichiatria possa consegnare significati alle esperienze psicotiche che non possono essere rivissute da ciascuno di noi, quando non sia immerso in esse”, cosa che accade, in generale, nel caso delle psicosi, quando le allucinazioni e i deliri “allontanano” in maniera apparentemente invalicabile l’esperienza del malato, da quella dello psichiatra (sano).

La fenomenologia oggettiva di Binswanger

Sarà proprio dal tentativo di superare il limite dell’impostazione jaspersiana che muoverà Ludwig Binswanger nell’impresa di costruire una psichiatria come “antropologia fenomenologica” che diventi fenomenologia oggettiva e non più solo soggettiva. I riferimenti teorici sono principalmente Edmund Husserl e Martin Heidegger. Infatti, in Binswanger “il metodo è fenomenologico (in senso husserliano) e l’oggetto della indagine è la condizione umana nella sua problematicità e nella sua ineffabilità” così come sottolineato da Heidegger.

Il nucleo centrale dell’impostazione teorica binswangeriana sta nell’idea secondo la quale esiste la possibilità di comprendere tanto il malato di mente, quanto la persona “sana” come appartenenti allo stesso mondo, pur se con strutture e modelli di comportamento certamente diversi. In tal senso le esperienze psicotiche sono da giudicare come distorte modalità di “essere-nel-mondo” e non come luogo del non-senso e dell’incomprensibile: “non più considerate come anarchiche aggregazioni sintomatologiche ma come disturbi della comunicazione, e ricondotte […] nella loro costituzione fenomenologica al loro vivere «in un mondo diverso» da quello che è il nostro mondo della quotidianità e della banalità”. La fenomenologia, per Binswanger, concepisce insomma la follia come intenzionalità significante: il suo lavoro consiste nel “chiarire gli aspetti e le declinazioni di tale intenzionalità arrivando, per questa via, a portare la ‘comprensione’ fin nelle profondità del delirio e dell’autismo”. Per questo essa non deve fermarsi alla semplice descrizione dei “mondi” dei malati mentali, ma deve esaminare le loro diverse peculiarità, le loro strutture e differenze costitutive.

La fenomenologia di Binswanger viene denominata “oggettiva” proprio perché con il termine “oggettivo”, si vuole intendere l’impegno di cogliere il folle nella sua dimensione trascendente, in modo che, husserlianamente, dai “dati di fatto” si possa risalire alle essenze, e così fondare un metodo con una base scientifica nel quale le esperienze psicotiche acquistano significato e orizzonti di senso.

 

 

 

Fenomenologiaultima modifica: 2015-03-07T15:26:23+01:00da allan11
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