In Occidente sei libero (anche) di sputare sulla libertà
A Torino arriva l’Internazionale d’Arte LGBTE. La locandina (che ha fatto il proprio dovere, finendo sui giornali di tutt’Italia) raffigura un donnone nudo che poggia i piedi su immagini sacre. Qualcuno, anche e soprattutto per fame di ribalta politica, ha protestato per il patrocinio offerto all’iniziativa dal Comune. Ma questo è l’aspetto marginale della vicenda. Il cuore della questione è che sì, nessuno verrà messo a morte per aver deriso, essere stato blasfemo e aver mancato di rispetto ai cattolici. E questo, paradossalmente, è merito della cultura cristiana che mette al centro l’uomo. In assoluto dell’Occidente.
Così come non verrà messa a morte la rocker britannica che canta le lodi del Califfato. Sally Jones, 52 anni, ex chitarrista della band femminile Krunch s’è convertita all’Islam. Sta con un uomo di trant’anni in meno e nella vita fa l’hacker. Si chiama Junaid Hussain e secondo l’intelligence di Londra potrebbe essere coinvolto nella brutale esecuzione del reporter americano James Foley. La rocker ha lasciato i suoi figli in inghilterra e ha raggiunto il suo amato in Siria, da ora pare si chiami Sakinah Hussain. La signora, adesso indossa il burqa e tifa per la decapitazione degli infedeli: “Voi cristiani meritate tutti di essere decapitati con un dolce coltello e gettati sui binari di Raqqa, se verrete da me, sarò io a farlo per voi”. La signora era considerata un’instabile, già prima della conversione.
La certezza è che grazie alla cultura occidentale lei non verrà trucidata, uccisa per le sue idee. Mai. Qui lo Stato sia laico. Non sarà condannata a morte dai cristiani che lei vuole sgozzare, dagli occidentali in generale. Se farà una fine simile sarà per mano di qualche estremista islamico.
Perché il bello della libertà insita nell’Occidente è che ti permette di sputarci sopra, all’Occidente. Chi lo fa, poi, dovrebbe andare a fare le mostre LGBT anche in Siria, se proprio vuole, per vedere l’effetto che fa. Il resto, della taciuta cristiano fobia, l’ha già scritto il buon Claudio Siniscalchi