Gli sgangherati & la menzogna della felicità gay

GLI SGANGHERATI

L’assenza della figura genitoriale paterna negli omosessuali maschi non ha come conseguenza solo un danno affettivo ma bensì soprattutto strutturale.
La psiche dell’individuo si forma, infatti, sulla contemporanea presenza …di una madre, che resterà per sempre scolpita nell’inconscio come simbolo dell’Istinto, e quella del padre, anch’essa indelebilmente introiettata nell’inconscio, come quella di colui che scinde questo legame con l’istinto per far sì che il bambino acceda alla Ragione.
Detto altresì in termini freudiani il padre ha la funzione di incarnare il PRINCIPIO DI REALTA’ in antitesi a quel PRINCIPIO DEL PIACERE rappresentato dalla madre.
Questo è il vero significato del famoso COMPLESSO EDIPICO e non altri.

Ora, nell’esperienza clinica si osserva facilmente come l’assenza del padre, con le strutture psichiche a lui connesse, determini, conseguentemente, in queste persone, una carenza grave del senso della Realtà e conseguentemente dei LIMITI che la Realtà comporta.

Queste brevi note hanno lo scopo di far comprendere cosa ci si possa aspettare e cosa no nel rapporto con costoro.
Non devono destare meraviglia, quindi, le insensate pretese di una uguaglianza basata su aspettative irreali poiche da una psiche così malmessa non ci si può aspettare nulla di meglio o di più.

 
 
LA MENZOGNA DELLA FELICITA’ GAY
Facendo seguito al post “Gli sgangherati”,  dove vengono spiegate le gravi carenze del “Principio di realtà” nell’omosessuale, ora va’ distinta l’allegrezza dalla felicità.
Già la tradizione popolare ci da’ una traccia quando dicendo “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti” distingue, appunto, l’allegrezza come separata dalla razionalità/realtà.
Lo stolto può essere allegro ma non può essere felice poichè quest’ultima condizione psichica necessita, si nutre, è solo nella contemporanea presenza della Realtà.
Del resto il blocco dell’evoluzione psichica ad uno stadio pre-genitale, impedendone la piena maturazione, lascia il soggetto in una condizione di perenne IMMATURITA’ che ben si concilia, appunto, in una allegrezza infantile ma che non è neppure lontanamente parente della felicità essendo quest’ultima solo la conseguenza dello sviluppo e del superamento dello stadio del “Piacere” nella piena accettazione del “Reale”, nel cui riconoscimento di superiorità rispetto al precedente, l’adulto raggiunge l’agognata meta che prima era preclusa stante il mancato superamento della “Fase depressiva” intermedia

Detto in termini più semplici il passaggio dal “Principio del piacere” al “Principio di realtà” genera la fase intermedia detta “Depressiva”
Il bambino si accorge di non essere onnipotente e questa non è una scoperta piacevole. Anzi.
A questo punto rimangono due strade.
O si ferma e tende alla regressione ritrovando illusoriamente l’onnipotenza perduta, rallegrandosene gioiosamente.
O accetto lo scacco, lo elabora, comprendendo che non solo non stà perdendo nulla ma stà acquistando una nuova dimensione della vita migliore della precedente.
Nel primo caso assistiamo al “fenomeno” gay, con tutta la sua “Formazione reattiva” conseguente,  con annessa la parodia di una falsa felicità.
Nel secondo caso, invece,  assistiamo all’evoluzione in un uomo maturo con tutto il suo potenziale di felicità autentica.

Gli sgangherati & la menzogna della felicità gayultima modifica: 2014-02-05T21:21:55+01:00da allan11
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