Cornelius Castoriadis

L’effettiva autonomia collettiva e individuale può, dunque realizzarsi solo ove sia vigente un’autentica democrazia o Kratos del demos, autogoverno effettivo di una collettività generalizzata. Le odierne democrazie, in quanto rappresentative, appaiono a Castoriadis, piuttosto delle oligarchie liberali, in cui la partecipazione dei più alla gestione della cosa pubblica, lungi dall’essere incoraggiata, è di fatto espressamente ostacolata

Psiche e società rivelano la specificità del loro essere nel fatto stesso di coesistere, pur essendo poli irriducibili l’uno all’altro. Contributo essenziale alla delucidazione critica del rapporto tra psiche e società, in vista del progetto d’autonomia, è apportato dalla rielaborazione dei postulati fondamentali della psicoanalisi ad opera di Castoriadis

Peso non secondario, nel passaggio di testimone dalla politica alla filosofia, ha avuto il riconoscimento che psicoanalisi e politica confluiscono sul terreno comune dell’autonomia dell’uomo. Infatti l’avvento del soggetto umano, in quanto soggetto autonomo, è ciò che caratterizza l’obiettivo del progetto psicoanalitico.
Freud proponeva come massima della psicoanalisi: “Dove c’era l’Es, l’Io deve divenire” […]. L’Io è qui, in prima approssimazione, il conscio in generale. L’Es, rigorosamente inteso come origine e luogo delle pulsioni (“istinti”), dev’essere preso in questo contesto come rappresentante dell’inconscio nel senso più ampio. Io, coscienza e volontà devono prendere il posto delle forze oscure che, “in me”, dominano e agiscono per me – mi agiscono […].
Il postulato freudiano indica, quale obiettivo psicoanalitico, l’instaurarsi di un “altro” rapporto del soggetto alle sue istanze psichiche; di un rapporto “diverso” tra coscienza e inconscio, che non veda né il dominio dell’inconscio sulla cosienza né della coscienza sull’inconscio; di un rapporto diverso tra lucidità e funzione immaginaria: in altri termini, l’avvento del soggetto umano, come caratterizzato da riflessività e capacità deliberativa.
Per riflessività Castoriadis intende la possibilità di rappresentare se stesso come attività rappresentativa e di mettersi come tale in discussione;
Per capacità deliberativa di un soggetto umano la possibilità di far entrare nei circuiti che condizionano i suoi atti i risultati del suo processo di riflessione
Se, quindi il soggetto umano e il suo avvento costituiscono ciò a cui mira il progetto psicoanalitico, quest’ultimo non è riconducibile al mero adattamento sociale degli individui, alla fabbricazione di individui automaticamente adeguati alla società e alle sue esigenze. Il soggetto umano è altro da un robot e da uno zombie incapace di mettere in discussione se stesso e l’istituzione sociale: piuttosto, esso va considerato come capacità emergente di accogliere il senso dell’interpretazione psicoanalitica, fornitagli dall’analista, e di farne qualcosa per sé riflettendoci.
L’analisi è per Castoriadis attività che fa parlare direttamente l’analizzando, attività che egli definisce pratico-poietica: attività che non deriva da alcun sapere preliminare e che implica l’immissione di analista e di analizzando in un circolo, in cui non sono distinguibili un soggetto che opera l’analisi ed un oggetto che la subisce.

Merito di Freud e della psicoanalisi, in genere, è stato quello di aver riconosciuto il ruolo primario dell’immaginazione, sebbene quest’ultima sia stata colta all’opera solo nel fantasma.
In questo modo è stata occultata la creatività della psiche, il suo essere capacità originariamente formante a partire da nessun dato naturale. Il carattere originariamente “poietico” dell’immaginazione della psiche è stato appiattito sul modello di un evento di soddisfacimento accaduto realmente, appartenente, quindi, al passato effettivo della storia del soggetto psichico in questione.
La psiche è (invece) in primis immaginazione, essa crea immagini/figure/forme che non ripetono il già vissuto e che, di più, disconoscono l’urgenza vitale dei bisogni.
Unico contraltare dell’istituzione sociale è la psiche, in virtù della radicalità della sua immaginazione.

Ciò implica, da un lato, la psiche come immaginazione, possibilità di porre/vedere questo al posto di quello, di vedere al posto del proto-senso del suo essere monade, il senso offerto dalle significazioni immaginarie sociali; dall’altro lato, il sociale-storico come immaginario sociale, cioè come posizione di forme e significati che la psiche non può far essere.

Ciò che la psicoanalisi, a cominciare da Freud, ha ignorato, secondo Castoriadis, è stato il contenuto sociale-storico della sublimazione. Un unico e sempre uguale processo non può rendere ragione di istituzioni tanto diverse tra loro, quali il lavoro e l’ordine, il danaro e la pittura. È la società a rendere obbligatori per gli individui sociali quelli che divengono oggetti di sublimazione, con esclusione di altri. Non può esservi fabbricazione dell’individuo sociale, se non in quanto gli oggetti di sublimazione sono già stati istituiti dalla società istituente.

La rappresentazione e, in generale, l’immaginazione radicale, che è a fondamento dello psichico, escludono di per sé la possibilità del medesimo, del comune, nella misura in cui sono, nel loro esser-proprio, insorgenza dell’Alterità, insorgenza, cioè, di figure, immagini, significati altri da quelli socialmente riconosciuti.

La società, dal canto suo, si auto-istituisce sempre entro una chiusura, ovvero ogni società è questa e non un’altra istituzione, che fa essere questo e non un altro magma di significati immaginari, in questo e non in un altro modo.
Ciò non toglie che psiche e società siano in un rapporto di interdipendenza dell’una all’altra: infatti, da un lato, la creazione di un mondo di cose esiste perché c’è follia/creatività della psiche, dall’altro, è in virtù del fatto che siamo del tutto immersi nel sociale-storico, che possiamo mirare al di là di ogni istituzione, ad una verità altra da quella sancita ufficialmente.

Oggetto d’investimento affettivo del campo della conoscenza, deve essere, in ultima istanza, un’idea di verità altra da quella impostaci fino ad ora dalla filosofia tradizionale, un’idea di verità non come oggetto bensì come oggetto/non-oggetto, fonte inesauribile del vero, linfa vitale della passione del conoscere o del pensiero come Eros.

L’unico valore, che per Castoriadis deve rimanere immutato e deve essere salvaguardato e investito come imperituro, è il confronto con l’Alterità, sia essa rappresentata da società altre dalla propria, da individui sociali o da soggetti psichici altri da quelli che noi siamo.

 http://www.filosofico.net/ccastoriadis.htm

Cornelius Castoriadisultima modifica: 2013-03-21T01:42:31+01:00da allan11
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