Amo ergo sum

L’uomo è l’animale che ama…che odia, che è felice o infelice, che prova gioia o sofferenza, speranza o disperazione, solitudine o comunione…noia…angoscia…allegria, eccetera, eccetera, eccetera.
Questo è colui che sono per me stesso.
Io amo ancora prima di essere, di pensare, di avere un Io.

 

Oggi la filosofia non dice più nulla dell’amore, o molto poco. Del resto molto meglio questo silenzio, poiché, quando ne parla, rischia di maltrattarlo o tradirlo. Si potrebbe quasi dubitare che i filosofi […] temono di non aver nulla da dire. E a ragione, perché sanno […] che non abbiamo più le parole per dirlo, né i concetti per pensarlo, né le forze per celebrarlo”

Leggere l’amore solo come una attesa, nella speranza di una rassicurazione sempre in bilico col panico della sua perdita, è soltanto una pre-comprensione ristretta e parsimoniosa dell’amore. L’amante che lo concepisce poi come uno scambio, e quindi temendo di perdervisi sperando poi in un “giusto prezzo” da pagare, quasi onesto, di una reciprocità negoziata, non libera ancora in sè l’autentico gioco dell’amore.
A questo stadio amare significa ancora esserlo, amato.
La supremazia incomparabile e senza pari dell’atto di amare autentico trae tutta la sua forza dal fatto che la reciprocità non la influenza. L’amante ha il previlegio incomparabile di non perdere nulla, neppure se per caso non si trova amato, perchè un amore disprezzato resta un amore perfettamente compiuto, come un dono rifiutato resta sempre un dono perfettamente donato.
Amare non perde nulla per il fatto di non essere, poichè non guadagna nulla per il fatto di essere. Niente, né l’ESSERE né il NULLA può limitare, trattenere, od offuscare l’amore dal momento che amare, implica, per principio, il rischio di non essere amato.
La semplice definizione formale dell’amare comprende la sua vittoria sul NIENTE, quindi sulla morte.
L’amore resuscita: questa va intesa come una proposizione analitica.

 

La finitezza del me si sente adeguatamente rassicurato solo da un amore infinito; in breve, il finito non riceve rassicurazioni se non dall’infinito. Il finito, per resistere alla vanità del senso esige una rassicurazione, quindi un amore infinito.

 

Noi non siamo né il principio né l’origine di noi stessi.
Siamo assegnati a ciò che non possiamo dominare, né provocare e neppure immaginare
esiliati in un fuori di noi dove ci porta il desiderio di uno scopo che va’ oltre il pensiero: Il desiderio di essere amati.
Il sole nero della vanità circonda questo unico punto luminoso.

 

Supponiamo che un amante ami, ma non è ricambiato, perchè non è amato o smette di esserlo.
Ha perduto ?
Secondo l’atteggiamento vince chi ha smesso di amare,
Ha ottenuto quello di non amare più.
Ma proprio per quello, ha perduto l’amore.
Invece vince chi continua ad amare, perchè in tal modo conserva l’amore, o addirittura se ne accorge per la prima volta.
L’amante trova una rassicurazione assoluta nell’amore, non la rassicurazione di essere, né quella di essere amato, ma quella di amare ; la rassicurazione pura e semplice del fatto preciso che LUI AMA.
Avrà perduto sicuramente la rassicurazione; ma non avrà perduto nel modo più assoluto la rassicurazione di amare.
E serberà tanto quanto vorrà la rassicurazione di aver amato per primo e, soprattutto, per ultimo.
Completamente.

 

L’amare non ha alcunchè di una banale irragionevolezza.
In realtà è ben più vera l’incapacità della ragione stessa a spiegare l’amare. La ragione stessa rifiuta di andare là dove và l’amante. Quando si tratta di amore, essa non può più nulla, non può più farci nulla, non ci sono ma.
E la ragione è semplicissima
La Ragione è INFERIORE all’Amore.
La ragione, per sua intrinseca natura, non può uscire dalla dicotomia guadagno-perdita; dalla reciprocità, dalla giustizia retributiva.
Sarebbe chiederle qualcosa che non è nelle sue possibilità.
Non si può pretendere di misurare ciò che ama l’amante che, se deciso e radicale, ama fuori dall’ambito del commercio.

 

Forse i più immaturi ci resteranno male ma, contrariamente a quello che romanticamente credono, l’inizio e la fine di una storia d’amore sono ben meno magici e misteriosi di ciò che adorano vagheggiare.
Consapevoli o inconsapevolo che se ne sia SIAMO SEMPRE NOI, in realtà, A DECIDERE,
A decidere quando finisce un amore e a decidere quando inizia.
Tutto dipende dallo SLANCIO o meno che DECIDIAMO di dare al nostro AMARE.
Iniziamo dal secondo; la fine di un amore.
Perchè avviene ?
Avviene perchè, ad un certo punto perdiamo lo SLANCIO, nel senso letterale di “lanciarsi in avanti senza sicurezze”, “buttarsi”, quel DONARSI, cioè, che ci trascina in un “farsi avanti” che non si annullerà mai, se non per errore.
L’altro, infatti, non mi ferma come un muro, un blocco inerte e delimitato, ma si offre a me come un cammino che si apre, che va proseguito via via che vi entro ; il farsi avanti esige quindi un rilancio permanente…quello di nuove mete di un lungo viaggio insieme.
Ma ecco cosa può succedere.
Ad un certo punto, a partire da un certo momento, NON RILANCIAMO PIU’.
L’altro mi appare quindi finito perchè il mio farmi avanti verso di lui rallenta, si estingue e scompare,… e non l’opposto !!!
La fine del “farsi avanti” rende FINITO l’altro…E NON E’ LA FINITEZZA DELL’ALTRO CHE GIUSTIFICA LA FINE DEL FARSI AVANTI !!
Perchè io, come “amante radicale”,rimango tale solo finchè mantengo il farmi avanti e lo rilancio.
Ma ecco che possiamo capire ancor meglio osservando come nasce poi il nuovo amore.
Ora siamo liberi…o avevamo già deciso di essere liberi anche se ancora sposati non “rilanciando” più…e un bel giorno non ho nulla di meglio da fare che riscoprire l’amare !
Non si tratta del desiderio di qualcuno in particolare ma solo della sua condizione preliminare.
La DECISIONE innanzitutto del CONSENSO e la possibilità che apre.
Insomma, ricomincio una partita a Poker perchè…non ho niente di meglio da fare.
Di fronte a uno sguardo non crudele o già velato, posso benissimo trattenermi e restarmene là, posso anche lasciare incombere l’ambiguità, posso cercare di provocare lo scoppio che desidero e che temo.
E in tutti questi casi, posso decidere per pura curiosità, per un lieve sadismo, per gioco, per interesse o già per passione.
Spingere il mio farsi avanti o trattenerlo, dispiegarlo generosamente o fingere di seguire, tutto questo dipende da me.
Tutto dipende dalla mia DECISIONE.

NESSUNO SI INNAMORA INVOLONTARIAMENTE O PER CASO !!

 

Non solo l’Amore ha ragione di desiderare l’eternità, ma vi trova sempre il proprio senso. Come, infatti, abbiamo capito di non essere se non in quanto amo e sono amato, e non viceversa, allo stesso modo questa decisione si compie davvero ed esclusivamente nel giuramento.
Non basta infatti che l’altro dica soltanto “Eccomi!” nell’istante. Deve anche promettermelo in ogni istante a venire.
Solo nel giuramento secondo fedeltà ci appropriamo realmente di noi stessi.
I figli, infine, portano con loro il giuramento stesso che hanno ri-prodotto.
Si appropriano di ciò che attesta il giuramento al punto di farlo proprio, di incarnarlo.

 

 

 
 
 

 

Amo ergo sumultima modifica: 2012-10-06T13:11:00+02:00da allan11
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