La guerra del linguaggio

Questo scontro ha radici lontane, nella parte più profonda e inacessibile del ’68 stesso. Quella in cui è più difficile districarsi se non si hanno adeguate basi culturali : LA PSICOANALISI.
E in particolar modo in quel suo frutto previlegiato che fu quella “Liberazione del DESIDERIO”, di cui gli avvenimenti del maggio ’68 erano considerati l’autentica espressione politica.
Ad iniziare da Jaques LACAN, passando poi per DELEUZE-GUATTARI, per approdare infine a quell’abilissimo mascheratore del tutto sotto un paio di grossi baffi nietzschiani che va sotto il nome di Michael FOUCAULT, il rinnovamento contemporaneo dell’ILLUSIONE ROMANTICA di un “Desiderio inconscio” necessariamente buono, pacifico, liberatorio, che procurerebbe infallibilmente agli esseri umani la felicità se non ci fosse, ad ostacolarlo, una cospirazione universale delle persone che contano (leggi: Potere), unicamente preoccupata di perpetuare la tradizione repressiva dell’Occidente ebraico-cristiano, ebbe inizio.
Ma restiamo su Gilles DELUZE e Félix GUATTARI, gli “absolute beginners” del tutto.

DELEUZE & GUATTARI
“I desideri edipici…sono l’inganno, l’immagine sfigurata con cui il rimosso intrappola il desiderio”. La FAMIGLIA diviene allora un semplice “agente delegato al “rimosso”, delegato dalla società, beninteso, che nel rimosso vede un mezzo per assicurare la sua “repressione”. Ecco allora l’Edipo (ricordiamo che il loro “capolavoro” fu il celebre libro “L’anti-edipo” che li fece assurgere a gloria imperitura…sic ) degradato al rango di “resistenza” ed è al desiderio “vero” che esso resiste, forza polivalente, estranea alle esigenze della rappresentazione come all’imprigionamento nelle strutture, desiderio infinito in termini di flussi che intersecano… blah blah blah. Il “vero” desiderio è inconscio: ciò che percepiamo come tale – al livello delle “persone totali” – è il risultato di operazioni complesse… blah blah blah …è per “addomesticare” un desiderio che il capitalismo…blah blah blah blah. Ma ora sorge spontanea una domanda: Se, anche nel capitalismo, il vero desiderio è inconscio, ancora schiacciato sotto le codifiche repressive, come possono i due autori sapere che esiste ?! Semplice, per uno psichiatra pazzo, o meglio, due psichiatri pazzi. A informarli, sono soprattutto le forme DELIRANTI della schizofrenia, perchè fanno esplodere la repressione per liberare il vero desiderio, in un’apertura e in una disponibilità assolute a forme sempre nuove. Il DELIRIO può dunque fungere da macchina da guerra (gioiosa ?…mi ricorda qualcuno ! mah..) Il desiderio, lo si è visto, non ha nulla a che vedere con le persone, quindi. Quanto all’inconscio, ce ne sono solo dei pezzi in “macchine desideranti”. Non avete capito cosa significa ? Non è nulla tanto mica l’obiettivo finale è ragionare ! Andiamo avanti. Deleuze e Guattari impiegano quindi un notevole talento e una retorica assordante al servizio di una causa che sembra loro meritoria: la distruzione di ogni via di mezzo, l’elusione di ogni problema CONCRETO del desiderio. Si passa bruscamente da un “estremo” all’altro, dal nulla a Dio, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Ma c’è il DELIRIO, si dirà: c’è la buona novella del DELIRIO che Deleuze e Guattari s’incaricano di annunciare. Si può infatti fuggire con lui, cavalcare il DELIRIO versi orizzonti inesplorati. Mica cazzi,…o pettinare bambole !!
 
DAL DELIRIO AL MASOCHISMO 
 
A che deduzioni porta quella fallimentare e ridicola soluzione degli psichiatri francesi ?
Innanzitutto che il prestigio della psicoanalisi è così ferreo che anche quando la si vorrebbe ripudiare (“L’anti-Edipo”) l’ascendente che mantiene è inamovibile. Là dove Freud ha fallito, nessuno potrebbe riuscire ! Ma chissà se, per quanto concerne il delirio, il fallimento è definitivo ?
Chissà se non è già parzialmente superato da alcune opere letterarie che la psicoanalisi e le altre pretese scientifiche ci vietano, letteralmente, di decifrare.
Sto parlando delle GRANDI OPERE letterarie che vanno dal teatro greco e da Platone a Dostoevskij e a Proust, passando per Cervantes e per Shakespeare.
Da queste opere si può trarre una teoria complessiva del desiderio di cui è sufficiente sviluppare gli effetti per approdare a una SISTEMATIZZAZIONE DEL DELIRIO mediante un processo essenzialmente logico la cui realtà è verificata dalla concatenazione delle opere.
Ad iniziare da quel desiderio stesso che ognuno può facilmente cogliere come il proprio, nella sua immediatezza, senza tutte le astruse complicazioni verbose e DUALI delle moderne problematiche del desiderio, ivi compresa quella del conscio e dell’inconscio.
Affermare la vera natura del desiderio significa negargli, innanzitutto, qualunque oggetto privilegiato: si tratti di un oggetto unico e ben determinato – quale la madre nel complesso d’ Edipo – o, al contrario, di una classe di oggetti per quanto ristretta o vasta la si supponga. Bisogna inoltre rinunciare a tutti i radicamenti psichici o biologici, ivi compreso, ovviamente, il pansessualismo della psicoanalisi. Bisogna poi anche rinunciare al radicamento nel bisogno. Non che tutti questi fattori non siano importanti, ma non sono essenziali per capire come vanno veramente le cose nel desiderio.
Il desiderio precede il sorgere del suo oggetto e sopravvive alla scomparsa di qualunque oggetto.

A differenza allora di Freud, che resta impigliato nei suoi padri e nelle sue madri, è verso NIETZSCHE che dobbiamo volgere lo sguardo; il primo a staccare il desiderio da qualunque oggetto !!
Ma non solo; egli è anche il primo a cogliere l’OMBRA del desiderio, oltre, contemporaneamente, alla sua LUCE !
L’Ombra : Risentimento
La Luce : Volontà di potenza

Il Risentimento è lo “scacco” del desiderio
La Volontà di potenza un desiderio “causa sui”
Ciò significa che la “Volontà di potenza” e il “Risentimento” hanno un’unica e medesima definizione : si riducono entrambi al medesimo desiderio.
Ma se il desiderio non ha alcun oggetto che gli sia proprio, su che cosa potrà mai esercitare la “volontà di potenza” ? A meno di non ridursi a degli esercizi di sollevamento di pesi mistico, si eserciterà, necessariamente, su oggetti valorizzati dal desiderio altrui. E’ nella rivalità con l’altro che la potenza si rivela, in una concorrenza stavolta volutamente assunta. O la volontà di potenza non è nulla, oppure scegli gli oggetti in funzione del desiderio rivale per sottrarglieli.

Vi siete accorti dove risiede la differenza tra il modello di Freud e quello di Nietzsche ?
L’ho evidenziato prima scrivendo “DUALE” in maiuscolo proprio per arrivare ora a sottolinearne la differenza con questo.
Questo modello non è più “duale” ma bensì TRIANGOLARE !!
Questa è una distinzione fondamentale da tenere a mente per poi scegliere liberamente, sulla base della propria esperienza di vita, in quale di questi due modelli vi riconoscerete meglio.
Non perché lo dico io, Freud, Nietzsche e chi più ne ha più ne metta. Ma guardandovi solo allo specchio. Poi, decidete voi quello che vi assomiglia di più !

Ma riprendiamo il nostro discorso. Un concetto come quello di volontà di potenza può nascere solo a partire dal momento in cui il desiderio – non potendo più nascondersela – rivendica apertamente la sua natura MIMETICA (sinonimo di “triangolare”; non più soggetto-oggetto ma soggetto-modello-oggetto) per perpetuare la sua illusione di dominio.

Fintantoché un desiderio emerge trionfante dalle rivalità in cui si imbarca, può credere di non dover niente all’altro, di essere veramente originale e spontaneo; per contro non può incorrere nella disfatta senza rivelarsi a se stesso come risentimento.
Qui non può proprio negare o non voler vedere che gli elementi in gioco sono tre !!
Disfatta tanto più umiliante quanto prima ha creduto di salire più in alto quanto a volontà di potenza.
Non esiste volontà di potenza se non vittoriosa !!

Ma la vittoria stessa non è che un mito.
Più il desiderio è ardente e più si vota alla disfatta.
Non mancherà mai, insomma, di volgersi in risentimento.
Il tutto lo possiamo osservare esasperato nella follia, di cui qui si accenna a quella di Nietzsche, ma che si ripete esattamente con le medesime dinamiche in qualunque psicosi

I movimento verso la follia, in Nietzsche, si confonde con una perpetua metamorfosi della volontà di potenza in risentimento e viceversa, metamorfosi che informa l’oscillazione schizofrenica degli “estremi”, l’alternarsi terribile di esaltazione e di depressione.
Come nelle stesse dualità sempre presenti nelle psicosi, come si è appena menzionato poco sopra, e cioè:
Maniaco-Depressiva
Schizofrenica-Paranoide
Dove i momenti di esaltazione per la vittoria rappresentati dalla prima parte di entrambe le definizioni, si alternano ai momenti di “tristezza”, nel primo caso, o di “diffidenza” nel secondo, della sconfitta.
O altresì come nel “Sadismo” e nel “Masochismo”, destino obbligato ogni volta che il desiderio si ostina in quel vicolo cieco dove va’ immediatamente a rinchiudersi quando nell’ostacolo che non cessa di spuntare sul suo cammino, e dove il desiderio ostinato decide di vedere la prova che il desiderabile è davvero lì, sceglie pervicacemente la strada sbarrata, il senso vietato, come se dovesse condurlo a ciò che cerca. Dietro ogni ostacolo, si alzano allora quella totalità bloccata, quel giardino chiuso, quella fortezza elevata e tanto spesso descritti da quelle metafore del desiderio che sono tanto tipici nelle MENZOGNE della letteratura Romantica a differenza di Shakespeare & ristretta company.

 
 
FINALE
 
 Ora proviamo ad arrivare ad una conclusione di questo lungo discorso e del perché lo abbiamo intitolato “La guerra del linguaggio”

Abbiamo visto che esistono DUE tipi di desiderio.
Nella fattispecie quello di Deleuze-Guattari, da un lato, e quello, chiamiamolo di Shakespeare (attraverso Nietzsche), dall’altro.

Abbiamo visto che entrambi sfociano nella pazzia !
Ma mentre il primo ci resta, il secondo, opportunamente compreso e decifrato, spiegandocela, ce ne porta fuori.
Non è infatti letteralmente Nietzsche che opponiamo a Deleuze-Guattari, ma più propriamente un desiderio TRIANGOLARE che ci permettere di comprendere la follia di Nietzsche stesso, a un desiderio DUALE.

Ma dove risiede la principale differenza tra i due ?
Il primo è solo LINGUISTICO, astratto, disincarnato, mentre il secondo tiene i piedi ben saldi per terra, nella realtà.
In quella realtà, tanto per non scherzare, dove il delirio e la malattia mentale non sono uno sport per due intellettuali che li strumentalizzano per fini politici, ma si accompagnano sempre a degli abissi di sofferenza e di dolore che meriterebbero maggior rispetto.
Ed è già in questa negazione del dolore che si coglie l’astrattezza di tutto il costrutto solo politico dei due francesi. Una costruzione fatta solo di parole al vento, disincarnate, lontane dai fatti, come è tipico della filosofia quando abbandona gli ormeggi della medicina e va alla deriva come una barca a vela disalberata. Solo dei pazzi possono vedere questo come una forma di libertà auspicabile.

Ora, quindi, possiamo iniziare a capire il perché del titolo : “La guerra dei linguaggi”. Dove uno è “aria fritta”, e l’altro Realista che, nel parametro realista del CONTESTO, psichiatrico, nella fattispecie, un conto è far della poesia sulle spalle dei più sfortunati, un conto è essere in grado di curarli !!

Inoltre, non so’ se l’avete notato ma, il desiderio della prima specie fa tutto lui, noi siamo completamente passivi, ci passa sopra, “ça parle”, “lui parla”, diceva Lacan, non noi. Noi non ci siamo per nulla. Noi siamo morti. Solo lui, il desiderio, esiste. L’inconscio, per meglio dire, ma son sinonimi. Questo aspetto de “la morte dell’uomo” sarà infatti poi sviluppato all’ennesima potenza da Michael Foucault.
Insomma, va’ per la sua strada, fregandosene bellamente del corpo, ridotto a meccanismo, dell’incorporazione e di chi è il padrone di casa.
Il secondo, invece, non è alla deriva come il primo ma lascia al singolo la rotta da tenere.
E’ il solito problema dei filosofi ma non certo dei medici autentici

“ E’ questo il problema. La gente pensa di essere il proprio pensiero, i propri ragionamenti, la propria mente, ma non si accorge che tutto questo è preceduto da questo Desiderio, questo scegliere che precede ogni cosa, anche la più piccola
Quel “pensiero”, soprattutto, idolatrato a cominciare proprio dai filosofi, tutti chiusi nella loro cittadella nella quale hanno sempre trovato la salvezza: il pensiero puro superindividuale, che passa sopra, cioè, a tutti gli individui annullandone l’importanza in nome di una astrazione pseudospirituale. “ dice il protagonista di un romanzo che mi sto’ divertendo a scrivere su questo argomento proprio con un Nietzsche redivivo incontrato a Central Park.
Vabbé, questo facevo forse meglio a non dirlo che rischio di passare per pazzo anch’io sempre che non ci sia già riuscito.
Ok, facciamo finta di niente e riprendiamo il discorso .

Se non ci sono obiezioni su questo punto proseguiamo e arriviamo finalmente al “presente” dopo questo viaggio alle radici dello scontro di pensiero contemporaneo; a quella “Guerra del linguaggio” di cui si tendeva a fare chiarezza.

Ci sono, in altri termini DUE concezioni diverse dell’uomo dietro a DUE diversi modi di vedere questa essenza dell’umano che è il suo desiderio
E quindi, conseguentemente, DUE linguaggi che è bene tenere distinti.

Lo scontro tra questi due linguaggi è quotidiano e sotto gli occhi di tutti ogni qual volta si parli di omosessualità, matrimoni tra omosessuali , aborto, eutanasia, procreazione assistita, eugenetica eccetera eccetera eccetera.
Perché è su questi temi che si gioca lo scontro.

Che la chiave della rivoluzione omosessuale sia il linguaggio ( e solo il linguaggio) lo si può osservare dalle notizie che di tanto in tanto arrivano da qualche parte dell’Europa “evoluta” dove in qualche ordinamento giuridico, solo cambiando qualche termine – “genitore” invece di “madre” e “padre”, “parentalità” invece di “famiglia” – si è riusciti a cancellare nei documenti la famiglia naturale.
Con un’altra operazione artificiosa (senza base biologica) si sostituiscono “sesso” con “sessualità” e “sessuato” con “sessuale”, per confermare che non conta la realtà, ma solo l’orientamento del desiderio (disincarnato-delirante, come abbiamo già visto).

Rimane quindi indispensabile invece “riconoscere l’apporto che il carnale dà al simbolico e al relazionale”: capire cioè che l’ancoraggio fisico della paternità in un corpo maschile e della maternità in un corpo femminile costituisce un dato di fatto irriducibile , strutturante e IRRIMUNCIABILE che deve essere recepito non solo come un limite, ma come una fonte di significato.
Bisogna ammettere che al di là dello spermatozoo o dell’ovulo c’è qualcuno, mentre il concetto di “famiglia omosessuale” elimina qualunque leggibilità carnale dell’origine. a dicapito della serenità mentale della persona eventualmente adottata, e che si esprime, inoltre, in quel “Fantasma del padre”, conseguenza dell’astrazione di due padri o due madri. “Chi è l’altro mio genitore ?” Ammesso che almeno uno dei due gay lo sia.

L’adozione di una “prospettiva di genere” , cioè favorevolissima a questi pastrocchi, è stata la linea ideologica adottata con forza da alcune delle principali agenzie dell’Onu e dalle Ong che si occupano di controllo demografico. Vere e proprie organizzazioni mafioso-criminali !

Eppure, come gli studi scientifici hanno dimostrato e continuano a dimostrare, parlare di identità maschile e di identità femminile ha senso innanzitutto proprio dal punto di vista biologico.
Oltre che infondata, la teoria del gender sottintende una visione politica estremamente pericolosa, facendo credere che la differenza sia sinonimo di discriminazione.
Infine la questione dell’aborto, in cui le legislazioni stabiliscono che solo la donna decide. Ma, se è così, allora le donne esistono!!!

A questo punto il mio compito è terminato.
Concludo allegando un post di ieri che è all’origine di questo mio desiderio di fare chiarezza e dettato da ben precise motivazioni che spero di essere riuscito a spiegare esaurientemente

DESIDERIO & DELIRIO
Quando, come nessun Medico farebbe ne potrebbe fare mai, si negano le basi biologiche, quindi autenticamente scientifiche, per sostituirle con una pseudo scientificità marxista, che di scientifico non ha mai avuto nulla se non solo la maschera, ecco allora che in nome di una UGUAGLIANZA DISINCARNATA E ASTRATTA, DELIRANTE, quindi, si costruiscono “fortezze vuote” come l'”Ideologia di Gender” e si fa del Desiderio uno strumento criminale.
Nella pretesa e prepotente abolizione del dato biologico maschio-femmina resta solo un ASTRATTO DESIDERIO di genitorialità come unico parametro per ritenersi in diritto di avere un figlio a cui segue una sorta di DIVINIZZAZIONE dei Diritti umani, che da obiettivo che le società si dovevano porre sono diventati i VALORI guida indiscutibili. La teoria del gender è un’ideologia a sfondo utopistico basata sull’idea, già propria delle ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, che l’eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità. La chiave della rivoluzione del gender è il linguaggio.
Ma questo NON E’ IL DESIDERIO !
QUANDO IL DESIDERIO PERDE LA SUA CARNALITA’ E’ SOLO DELIRIO !

 
 
La guerra del linguaggioultima modifica: 2012-03-12T00:17:00+01:00da allan11
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