Mimesi (I riti)

I riti, abbiamo detto prima, sono il rovescio speculare dei divieti che
interdicono la mimesi negativa per sostituirla con una positiva.

Per capire bene il rito, però, bisogna partire non dalle forme più
pacificate, ma dalle forme più palesemente conflittuali, quegli interregni
africani, per esempio, nel corso dei quali la società intera si decompone,
ripercorrendo rappresentazioni,  nell’anarchia conflittuale, e solo in un
secondo tempo si ricompone in quella positiva, riappacificata.

Nessuna scienza, nessun pensiero, è capace di inventare i riti di sana
pianta, di pervenire spontaneamente a sistemi così costanti dietro le loro
differenze apparenti, come lo sono i sistemi religiosi dell’umanità.

Una di queste costanti consiste nella conclusione, in linea di massima di
questi riti, nella immolazione di una vittima animale o umana
Se quindi il sacrificio conclude i riti, deve apparire alle società
religiose come la conclusione della crisi mimetica messa in scena da questi
riti
Anche laddove l’immolazione è riservata a un unico sacrificatore, costui di
norma agisce in nome di tutti i partecipanti
Nell’atto sacrificale si afferma l’unità di una comunità e questa unità
sorge nel parossismo della divisione, nel momento in cui la comunità si
ritiene lacerata dalla discordia mimetica, votata alla circolarità
interminabile delle rappresaglie vendicatrici. All’opposizione di ciascuno
contro ciascuno subentra bruscamente l’opposizione di tutti contro uno. Alla
molteplicità caotica dei conflitti particolari subentra d’un tratto la
semplicità di un atteggiamento unico: tutta la comunità da una parte e la
vittima dall’altra. Si capisce facilmente in cosa consiste questa
risoluzione sacrificale: la comunità si ritrova completamente solidale, a
spese di una vittima non solo incapace di difendersi, ma del tutto impotente
a suscitare la vendetta; la sua persecuzione non potrebbe provocare nuovi
disordini e ravvivare la crisi poichè unisce tutti contro di essa. Il
sacrificio è solo una violenza in più, una violenza che si aggiunge ad altre
violenze, ma è la violenza ultima, l’ultima parola della violenza..

Ma c’è da chiedersi : come è possibile una simile unione contro la vittima
in tanti riti così diversi, qual è la forza che unisce la collettività
contro questa vittima ?

Freud, in “Totem e tabù”, risponde che questa vittima è il padre dell’orda
primitiva.
Ma la sua risposta non è valida
Partendo dal suo assassinio unico, che avviene una volta per tutte, non si
possono capire le ripetizioni rituali
Inoltre egli situa male questo assassinio ponendolo all’inizio della
sequenza rituale quando ne è invece, invariabilmente, la conclusione
Viene infatti in primo luogo la crisi mimetica e l’assassinio collettivo ne
costituisce insieme il parossismo e la conclusione

Mimesi (I riti)ultima modifica: 2011-10-02T01:37:00+02:00da allan11
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