La religione…

… non è la causa della violenza, come molti immagino, ma era, nelle
società arcaiche, un modo di risolverla.

L’imitazione fratricida diventa imitazione di Cristo

 I rivali mimetici possono distruggere l’imitazione mortale solo
sostituendola con un’imitazione vivificante e il solo che possa essere
imitato senza pericolo mortale è precisamente Colui che opera la rivoluzione
morale e religiosa attraverso il suo sacrificio: esso annulla i sacrifici
(arcaici).

Ma se il fatto religioso arcaico e il misticismo cristiano sono entrambi
evacuati, la corsa agli estremi non può più essere arrestata in nessun modo.
Solo un’interpretazione religiosa del Della Guerra coglie l’essenziale.

L’irreligione o l’antireligione moderna (il laicismo), lungi dal pacificare
l’umano eliminando il fanatismo, lasciano dispiegarsi la violenza estrema
del mimetismo, ora liberata dal blocco religioso arcaico ad opera della
rivoluzione morale e religiosa operata da Cristo; pertanto la corsa agli
estremi va necessariamente verso l’assoluto, cioè verso l’apocalisse, che
diviene un concetto razionale.
La preoccupazione hobbesiana di arrestare la lotta di tutti contro tutti
comincia dunque da una riscoperta della religione (del Cristo) nel suo ruolo
pacificatore insostituibile. Un ciclo storico, quello della laicizzazione a
scopo di pacificazione politica, sembra qui chiudersi definitivamente.

Questo disturba perché rimette in discussione l’opzione di laicità dei
nostri stati, perlomeno nella versione standard figlia dei Lumi.

Non si può più, pena il rinviare la politica alla violenza pura, trattare il
fatto religioso come inessenziale, aberrante, privato o provvisorio.

Ne va della stessa sopravvivenza.

http://www5.dvd.it/locandine/media/portando-clausewitz-all-estremo-1395425.jpg

Postilla

“LG”  ha scritto nel messaggio

> “solania”
>> ….vedi di ricordarti sempre quello che tu stesso hai postato, cioè
>> l’errore di confondere ontologia con epistemologia…..cioè quello che è
>> con quel briciolo che sappiamo…..
>
> Si pone che sia, poi ci si giustifica dicendo che sappiamo – e sapremo
> sempre – poco. Ma la domanda preliminare che nega il senso a tutto il
> discorso (un discorso puo’ essere giudicato vero o falso, ma PRIMA bisogna
> che parli di cose che hanno un senso, altrimenti non e’ che pure vuota
> verbosita’) e’: “Come possiamo citare qualcosa – dicendolo appunto “un
> qualcosa” (ontologico) – se e’ inconcepibile, cioe’ fuori d’ogni nostra
> possibile comprensione?”. Se ne sapessimo poco, anche quel poco sarebbe
> assolutamente inconsistente (di fronte a un “qualcosa” dichiarato con
> attributi all’infinito).
>
> La domanda “Puo’ esistere qualcosa di inconcepibile?” sembra invogliare
> alla risposta “Ma certo! Non e’ la nostra comprensione che fa o non fa
> esistere qualcosa”. Eppure a ben riflettere “qualcosa di inconcepibile”
> non referenzia un “qualcosa”, ma nega che sia pensabile come un qualcosa
> l’inconcepibile. Ne segue che non stiamo veramente parlando di alcunche’,
> e dunque l’iniziale domanda si trasforma in “Si puo’ pensare – e dunque
> farci sopra congetture d’esistenza – qualcosa che e’ impensabile?”. E a
> questo punto la risposta e’: “NO, se dico che posso pensare l’impensabile
> (esplicitamente o implicitamente citandolo) mi contraddico formalmente”.
>
> Perche’ Dio sia un termine che referenzia qualcosa, quel qualcosa non puo’
> essere infinitamente distante dalla comprensione, ovvero non puo’ essere
> perfetto. Ti devi accontentare di un Dio minore; e allora si spiega anche
> come mai il creato sia stato una “ceffa”, in quanto avrebbe potuto esser
> fatto meglio. Si spiega come mai il pesce grosso divora quello piccolo:
> tutto nasce dall’imperfezione di un Dio vorace (se fosse infinito amore
> sarebbe inconcepibile, e dunque il termine “Dio” sarebbe referenzialmente
> vuoto, non indicherebbe alcunche’).
>
> Comunque non ti allarmare, anche senza Dio la Chiesa farebbe affari lo
> stesso.

…io penso che tu abbia un problema di linguaggio
I segni linguistici hanno diverse *maniere* di significare e vanno distinti
in base all’*uso* che ne facciamo
In linea generale un certo *uso* è relativo a una certa *maniera*
Quando in un discorso *Formativo* [Maniera Formativa] tu invece di usare il
designatore *Sistematico* usi quello *Informativo* o
altro…..beh…l’ordine, nel mare magnum dell’umano discorrere ….va a
puttana !!

La religione…ultima modifica: 2011-08-30T17:47:00+02:00da allan11
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