Genesi del religioso

In principio è il misconoscimento della violenza.
Immaginiamo di stare sulla soglia di quella configurazione del tempo che
chiamiamo storia.

Che cosa troviamo sulla soglia della storia?
Troviamo un animale che ha presto di trascendere in qualche modo la propria
animalità: quello strano animale a cui siamo soliti dare il nome di uomo.

Problema della differenza tra uomo e animale è strettamente connesso
(inparte sovrapposto) con il problema della genesi della cultura, se è
vero,come è emerso dall’antropologia, che ciò che contraddistingue
biologicamente la specie umana è proprio la capacità di creare la cultura,
anche se questa viene tramandata socialmente e non per mezzo di geni.

 Definizione di cultura :
“Quell’insieme complesso, quella totalità che comprende la conoscenza, le
credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra
capacità e abitudine, acquisita dall’uomo in quanto membro di una società”.

Già, ma l’uomo è l’animale che ha il linguaggio !

Ma se un bambino non sente parlare, non parla, come testimoniato dagli
enfants sauvages che vennero ritrovati nel Settecento. “Nel punto in cui le
scienze dell’uomo
cominciano a delineare i contorni della sua facies, gli enfants sauvages,
che appaiono sempre più spesso ai limiti dei villaggi d’Europa, sono i
messaggeri dell’inumanità dell’uomo, i testimoni della sua fragile identità
e della sua mancanza di un volto proprio. E la passione con cui gli uomini
dell’Ancien régime, di fronte a questi esseri muti e incerti, provano a
riconoscersi in essi e a “umanizzarli” mostra fino a che punto essi siano
coscienti della precarietà dell’umano”

In breve, “non esiste una cosa come una natura umana indipendentemente dalla
cultura”

In virtù di che cosa l’uomo diviene uomo,si riconosce uomo e quindi afferma
la propria diversità dall’animale?

Scrive Aristotele nella Poetica: “L’uomo si differenzia dagli altri animali
in quanto è il più adatto all’imitazione”.

Platone assegna all’imitazione un ruolo decisivo all’interno della sua
teoria politica, ma insiste unilateralmente (e astrattamente) sul nesso tra
imitazione e rappresentazione, trascurando completamente il nesso
imitazione/ appropriazione, ovvero il senso acquisitivo (e non solo
rappresentativo) della mimesis! È Platone che ha determinato una volta per
tutte la problematica culturale dell’imitazione ed è una problematica
mutila, amputata di una dimensione essenziale, la dimensione acquisitiva che
è anche la dimensione conflittuale

 Essendo, per sua natura, il desiderio sempre imitativo,
il soggetto desidererà lo stesso oggetto posseduto o desiderato dal suo
modello

L’uomo è l’animale che imita il desiderio altrui, assumendo l’altro come
modello. Inevitabilmente il modello si trasformerà in ostacolo, e quindi il
rapporto tra soggetto e modello non potrà che configurarsi come rapporto
conflittuale: come rivalità mimetica.

Rivalità mimetica significa conflitto. Il conflitto genera violenza e la
violenza è contagiosa. Il contagio della violenza dilaga ovunque, si propaga
con una forza irresistibile, sfugge ad ogni controllo da parte dell’uomo.
Il contagio della violenza si autoalimenta e trascina la comunità verso il
proprio annientamento. A meno che non si riesca a trovare un rimedio
efficace, un antidoto al contagio micidiale della violenza.

Ecco, possiamo dire che la soglia di ominizzazione (non “la nascita dell’essere
umano”, ma il divenire umano dell’animale uomo), la nascita della cultura
(di ogni cultura) coincide con l’invenzione di un dispositivo efficace
capace di far uscire la comunità dalla crisi mimetica.

Che cos’è la cultura? La cultura è l’insieme dei dispositivi che regolano
(disciplinano) i processi mimetici che rendono possibile la vita umana: i
divieti, i riti, i miti, la religione.

Freud fa una formidabile scoperta; per primo egli afferma
che ogni pratica rituale, ogni significato mitico ha la sua origine in un’uccisione
reale”

Ma questo evento originario non va ricondotto, seguendo dogmaticamente lo
schema edipico, al contesto familiare e quindi alla ambivalenza dei rapporti
tra il figlio e il padre. Freud intuisce la verità, ma la misconosce e la
occulta al tempo stesso, in quanto seppellisce tale intuizione sotto l’assunzione
dogmatica del complesso edipico.

Insomma, l’accento va spostato dal conflitto con il Padre alla rivalità tra
fratelli nemici.

“La presenza del religioso all’origine di tutte le società
umane è un fatto indubitabile e fondamentale. Di tutte le istituzioni
sociali, il religioso è la sola cui la scienza non sia mai riuscita ad
attribuire un oggetto reale, un’autentica funzione. Noi quindi affermiamo
che il religioso ha come oggetto il meccanismo della vittima espiatoria; la
sua funzione consiste nel perpetuare o nel rinnovare gli effetti di quel
meccanismo, ossia nel mantenere la violenza fuori dalla comunità”

Il sacro è la violenza, ma se il religioso adora la
violenza è sempre in quanto essa passa per apportatrice di pace; il
religioso è tutto orientato verso la pace ma i mezzi di questa pace non sono
mai privi di violenza sacrificale

“Il meccanismo della vittima espiatoria deve ormai apparirci come
essenzialmente responsabile del fatto che esiste quella cosa che si chiama
umanità. Sappiamo, ormai, che nella vita animale la violenza è fornita di
freni individuali. Gli animali di una stessa specie non lottano mai a morte;
il vincitore risparmia il vinto. La specie umana è priva di tale protezione.
Al meccanismo biologico individuale viene a sostituirsi il meccanismo
collettivo e culturale della vittima espiatoria. Non vi è società senza
religione perché senza religione non sarebbe possibile nessuna società”

La tesi qui difesa, il meccanismo della vittima espiatoria,
non è un’idea più o meno buona, è la vera origine di tutto il religioso e
dei divieti dell’incesto”

La violenza è la “cosa” di religione e politica; in ultima istanza religione
e politica mirano sempre a placare la
violenza, a impedirle di scatenarsi;

Genesi del religiosoultima modifica: 2011-06-07T01:30:41+02:00da allan11
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