La Verità come *sinfonia*

Il pluralismo è un antidoto al parrocchialismo e alla pretesa di possedere
verità assolute, ricordano  Il contestualismo è la consapevolezza che nessun
fenomeno può essere studiato separatamente dal contesto cui appartiene.
Pluralismo e contestualismo sono due tra le caratteristiche principali della
prospettiva comunemente detta postmoderna, che si oppone alle pretese di
sapere assoluto e disinteressato che sono spesso attribuite alla modernità.
Se queste pretese appartengano alla modernità come tale – se siano cioè un
portato inevitabile dell’illuminismo – oppure siano meglio intese come un
segno dell’incompiutezza del progetto illuministico (come sostiene ad
esempio Habermas), è questione controversa. In ogni caso, una iniezione di
pluralismo e contestualismo non può che far bene, come correttivo a quelle
pretese. Come per tutti i farmaci, d’altra parte, il suo effetto benefico
dipende dalla dose. Una dose adeguata di pluralismo e contestualismo è
sicuramente benefica, una dose eccessiva potrebbe dare degli effetti
indesiderati. Un effetto certamente indesiderabile sarebbe il relativismo,
che rappresenta per il postmoderno quel pericolo che l’oggettivazione
acritica delle conoscenze rappresenta per la modernità. Di questo pericolo
sono ben consapevoli gli autori, che ne indicano l’antidoto nel dialogo. Il
dialogo è di importanza cruciale perché fornisce un mezzo per muovere oltre
i nostri preconcetti verso una migliore comprensione delle cose stesse
(Gadamer, citato dagli autori). Dialogare significa incontrarsi sul terreno
del logos, cioè sul terreno della ragione universale, cosa resa possibile
dal superamento dei preconcetti. Ma che cosa rimane del pluralismo e del
contestualismo, una volta che i nostri preconcetti sono tolti di mezzo? Non
sono la sostanza stessa dei preconcetti? E un principio base del postmoderno
non era quello per cui le “cose in sé stesse” non esistono, perché esistono
solo “cose nel loro contesto”? D’altra parte questa contraddizone è solo
apparente, se consideriamo che il postmodernismo non è, e non può essere,
un’ideologia da mettere al posto del modernismo (sarebbe
autocontraddittorio, se avesse questa pretesa). Il postmodernismo, al suo
meglio, è una reazione sana al razionalismo, cioè alla tirannide della
ragione. Come tale, non è un sostituto del logos, ma un correttivo contro
l’uso improprio e l’abuso della ragione. Come non esiste una scelta tra
l’uno e i molti, così non c’è scelta tra moderno e postmoderno. Ciò che è
necessario, in entrambi i casi, è una prospettiva dialogico-dialettica.

Una funzione importante della critica postmoderna è di rifiutare le
costruzioni della realtà che causano emarginazione dell'”altro”.

Da una prospettiva postmoderna, una delle più importanti funzioni che il
movimento integrativo può svolgere è quella di aiutare i teorici e i clinici
a superare l’atteggiamento di superiorità, disprezzo e rifiuto che
frequentemente si sviluppa nel confronto con altre “culture” terapeutiche,
permettendo di sviluppare un atteggiamento di sorpresa e un vivo desiderio
di apprendere, che è anche una naturale risposta umana alla differenza
(Feyerabend, 1987). Si può confrontare il compito della psicoterapia
integrazionista con quello dell’antropologo culturale. Shweder (1991) fa
riferimento allo “stupore dell’antropologia” nel descrivere l’atteggiamento
fondamentale che guida l’antropologo culturale.

Lo stupore e la varietà di sensazioni che esso reca con sé – sorpresa,
curiosità, eccitamento, entusiasmo, simpatia – sono probabilmente gli
effetti più caratteristici della reazione dell’antropologo nei confronti
della differenza e della singolarità “degli altri”

ECLETTISMO TECNICO.

Tecniche derivate dalla gestalt, dal cognitivismo, comportamentismo,
psicodinamica e dalla terapia familiare sistemica possono essere tutte
utilizzate all’interno di una terapia individuale.

http://www.psychomedia.it/pm/modther/integpst/safran.htm

Quello che si vuole sottolineare riportando i brani più significativi di
questo articolo è che contrariamente all’ANARCHIA relativista, la stessa
cosa può essere vista anche come un nuovo modo per giungere alla VERITA’.

Una Verità non più di un solista geniale ma ben più di un’orchestra
SINFONICA dove “cento” professori , nella diversità dei loro singoli
strumenti, giungono ad una armonia UNICA , come la VERITA’, appunto, ma che
tutte le singole comprende !!

(dal greco ???????? symphonía, composto da ??? = “con,
insieme”, e ???? = “suono”)

PS:Domande :

Ma non tutti i suoni messi insieme possono risultare aromonici… ci sono
anche i rumori.
O prevedi un “direttore d’orchestra”?

Risposta :

http://lasottoculturadelrelativismo.myblog.it/archive/2010/06/04/etica1.html

La Verità come *sinfonia*ultima modifica: 2011-03-29T13:15:30+02:00da allan11
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