Al di là del diritto

La misura del desiderio è la dismisura.
Questo va da sè.

Mosso dal desiderio, il singolo soggetto vede l’infinità delle possibilità,
ma sempre e solo all’interno della evidenza e della certezza che non le
potrà mai totalmente essere.

In altri termini, il soggetto partecipa ad una DOPPIA misura:
egli esperisce la misura del proprio potere, in ultima istanza, in quanto
essenziale IMPOTENZA, e al tempo stesso esperisce la dismisura in cui fin da
principio, lo getta il proprio desiderio.

Se quindi, l’uomo, vede l’eccedenza e la dismisura, ma sempre e SOLO
giudicandola a partire dalla sola misura del suo potere, allora la dismisura
del possibile non può che apparire, non può che manifestarsi come
evidentemente irragionevole e ingiusta.

Non potrà che, evidentemente, prendere atto della infinita sproporzione tra
questa misura e quella dismisura.

Questo, ancor più precisamente, succede quando lo sguardo avviene
all’interno del CALCOLO della propria misura che si smarrisce in una
eccedenza definitivamente incalcolabile.

Ma la giustizia, non deve forse sempre misurare e tutto confrontare ?

In realtà chi vuole la *giustizia assoluta*, è solo preda di questa sete di
vendetta che nasce da questo contrasto tra misura e dismisura DENTRO di lui.

In realtà dietro vi sta solo l’impotenza conseguente ad uno sguardo secondo
l’unica ampiezza del PROPRIO potere.

A tale sguardo presuntuoso e impotente la condanna non sopraggiunge
dall’esterno, ma si sviluppa fin dall’inizio nella immediata sofferenza di
un Inferno, della vista, interno alla vista stessa.

Ma “al di là del diritto” stà solo quella “grazia” di colui che osserva non
dalla sua di misura ma da quella del desiderio stesso, e con STUPORE quella
dismisura gli si manifesta.

Lo stupore dunque, vede la propria misura ma al MENO del superbo vede il DI
PIU’ dell’umile.
Di meno e di più che si riferiscono allo stesso reale.

Alla giustizia, ove “tutto è suscettibile di calcolo, tutto deve essere
saldato”, subentra il perdono e il lasciar andare l’insolvente.
Questa autosoppressione della giustizia è noto con quale bel nome viene
chiamata:
GRAZIA
Essa resta, va da sè, la prerogativa del più potente; il suo “al di là del
diritto”

PS: Quello è l’Inferno; questo il Paradiso !!
Ma non poi.
Qui, subito, adesso !

…ovvero…da un “Pensiero debole” ma forte solo della sua superbia e
chiusura narcisistico-individualista oltre che della propria orgogliosa
quanto stupida tristezza,
ad un “Pensiero forte” che nella propria debolezza e umiltà trova la forza
di andare oltre le riduzioni razionalistiche e cogliere l’estatica bellezza
dell’infinito con la sua gioia evidente.
Gli sciocchi vogliono ridurre in desiderio alla misura umana
Saggio è invece ridurre la misura umana per lasciare spazio a tutto il
desiderio.
Quell’infinito, cioè, di cui ci si era illusi di liberarsi nel nominalismo
della “morte di Dio”
ma che ricompare nell’essenza più profonda dell’uomo
e a cui può sfuggire solo rifugiandosi nel proprio triste Inferno solitario.

 

http://www.avvenire.it/Commenti/desideriolimite_201012230857310670000.htm

Al di là del dirittoultima modifica: 2011-02-13T01:13:00+01:00da allan11
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