CyberSuicide

Il concetto di secolarizzazione diffusosi nell’epoca moderna trasforma gli
ideali del paradiso: la giovinezza eterna, la bellezza, la vita risultano
assorbite dai nuovi valori di tipo secolare. La medicina è chiamata a
soddisfare tali ideali nell’aldiquà. L’orizzontale religiosa della
resurrezione si trasforma in verticale della vita terrestre. I mutamenti ed
il progresso tecnico-scientifico della medicina, a cui nessuno è disposto a
rinunciare, privano la malattia, la sofferenza, la morte del significato
ideale che avevano per la vita. Le conseguenze sono i profondi rivolgimenti
che investono sia le concezioni di salute e malattia, di nascita e morte,
sia gli obiettivi terapeutici

Confrontati con la realtà della vita moderna, con il progresso
tecnicoscientifico, ci chiediamo infine, se non sia giunto il momento di
elaborare un’etica nuova. I principi dell’etica, indubbiamente, non
richiedono modifiche alcune, e la massima dell’etica di Kant rimarrà
insuperata: “Agisci in modo da trattare l’uomo, così in te come negli altri,
sempre anche come fine e non mai solo come mezzo”.

Ai nostri giorni e nella nostra società, in cui l’affermazione di sé e l’autonomia
vengono affermate e perseguite come massimo obiettivo, anche la fine della
vita ed il morire rientrano sempre più nell’ottica dell’autodisporre, dell’autorealizzarsi.
Si pensi all’autodeterminazione dell’istante della morte, alla libera morte,
al suicidio assistito, all’eutanasia passiva e a quella attiva.

L’esperienza invece insegna che il desiderio di aiuto al suicidio o di
eutanasia attiva nella stragrande maggioranza dei casi non viene neanche
espresso, se le misure palliative mediche ed assistenziali vengono applicate
in tempo e in misura adeguata.

E allora perchè tanto clamore ?

Siamo sicuri che non sia un bisogno indotto da un sistema post-umano ?

A rischio, in altri termini, è che ben oltre le già inquietanti asserzioni
dei materialisti settecenteschi circa la distinzione degli individui in
funzione della loro costituzione macchinica e l’insensatezza della vita di
macchine umane irrimediabilmente difettose nel futuro ordine post-umano la
società venga trasformata in un campo di sperimentazione permanente nel
quale il miglioramento della vita e l’aumento del piacere diventino l’altra
faccia del controllo tecno-politico sul corpo: la valutazione scientifica
del valore o dis-valore della vita – propedeutica ad una decisione circa il
suo potenziamento o la sua cancellazione – finirebbe così per rivelare il
volto post-moderno del nuovo potere sovrano.

Questo intrecciarsi, nella corporeità, di libertà privata e controllo
pubblico, di potenziamento del sentire e suo condizionamento, è carattere
che sembra accomunare l’ordine tecnopolitico prefigurato dalla filosofia del
post-umano e alcuni tratti della filosofia sociale di stampo
materialistico-settecentesco. Allora come oggi, infatti, la battaglia viene
condotta in nome di una piena riconciliazione con la corporeità a dispetto
di ogni dualismo, vero o presunto. Ma questa radicale rivendicazione dei
diritti della corporeità rischia, in entrambi i modelli, di tradursi in un’emarginazione
del corpo dal processo di costituzione dell’esperienza, se non addirittura
in nuove e più sottili forme di assoggettamento”.

http://www.i-lex.it/articles/volume1/issue1/punzi.pdf

CyberSuicideultima modifica: 2010-12-22T20:41:57+01:00da allan11
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