Il Senso del Tempo

La verità è che davanti ai nostri occhi non v’è più qualcosa come il senso dell’Intero. Lyotard già negli anni Settanta lo constatava. Egli sosteneva che erano tramontati i «grandi racconti». E intendeva indicare, con questa espressione, tutte le forme di sapere totalizzanti. Tanto le religioni, come i saperi, in quanto sistemi. Dietro la scelta linguistica di Lyotard c’è, in realtà, una precisa convinzione epistemologica. Egli ritiene che il sapere umano sia o una narrazione storica o un sapere congetturale o convenzionale. E poiché il sapere congetturale è per lui quello delle scienze esatte, che si occupano di una parte determinata del mondo, le altre forme di sapere, che si volgono al senso dell’Intero dell’esperienza mondana, sono necessariamente ricondotte alla narrazione o al racconto. Manca in Lyotard qualsiasi notizia della possibilità di un altro tipo di sapere: il sapere stabile (quello che i greci chiamavano episteme e i latini scientia), cui mirava, in ultima istanza, la filosofia come sapere dell’Intero. Non condivido, perciò, questa epistemologia semplificatrice e sostanzialmente mistificatrice, ma concedo che parlare di “racconti”, quando si indica il senso delle cose, è preferibile al parlare di “ideologie”, perché almeno viene allo scoperto l’importanza della temporalità, come orizzonte degli umaniSi viene a dire che ciò che è crollato, nella seconda metà del Novecento, è la capacità o la possibilità di raccogliere nel tempo il senso del tempo. Quando, infatti, noi raccontiamo una storia, tentiamo, attraverso il racconto, di dare un senso compiuto ai momenti che si sono avvicendati in quel periodo di tempo. Ora, la perdita del senso del racconto è la perdita del senso del tempo; uno si trova nel tempo, si guarda attorno e non capisce dov’è, perché non coglie l’unità del contesto.

Ora, se questa pulsione è frustrata, ed è frustrata se non si intravede il senso dell’Intero come fine, non si ha in vista qualcosa come un compito comune. Per questo, forse, oggi la politica si contrae nella discussione – ad esempio – della finanziaria; cioè, diventa ingegneria. Oppure il diritto si contrae nel formalismo, convinto di poter trovare regole neutre rispetto alle molteplici convinzioni di una comunità multietnica e multirazziale. Per questo, forse, il potere, ovunque, tenta di travestirsi in una sorta di vigile urbano, che avverte solo di permessi e divieti. Rispettati i quali, ognuno può fare quello che vuole. Come se pubblico e privato potessero essere trattati al modo di due universi non comunicanti.

La contrazione della strategia della coscienza contemporanea è una contrazione di visione dell’Intero.

È proprio la filosofia, infatti, che ha teorizzato di recente (Vattimo, Derrida, Rorty ecc.) l’impossibilità di fuoriuscire dalla frammentarietà e accedere in un modo qualsiasi al sapere del senso dell’Intero.

L’insensatezza dell’esterno invade così l’interno e il risultato è una TV “invasa” che rispecchia la vita di una “coscienza invasa” (la cosiddetta “TV spazzatura”).

 

 
Il Senso del Tempoultima modifica: 2012-04-30T01:03:39+02:00da allan11
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