L’IMPOSSIBILE ETICA DEL “REGNO DELLA QUANTITA'”

Se per Morale si intende, come è logico intendere, il concreto agire in atto dell’uomo ed Etica è intesa come riflessione filosofica tesa alla ricerca della struttura ultima originaria di tale agire, la struttura profonda della soggettività, allora l’Etica non dipende puramente dai comportamenti umani ma concerne l’ apertura stessa del soggetto alla trascendenza. (F.Ciaramelli, “Le judaisme dans l’oeuvre de Lévinas”)

Ora, quindi, si deduce facilmente come in questa nostra epoca sia stata abolita a priori qualunque apertura Etica nell’assoluto primato del solo comportamento, privo di qualunque altezza e/o profondità, e rivelato statisticamente ed esclusivamente orizzontalmente che del “Regno della qualità” verticale è stata negata la facoltà di esistere.

La nuova “catechesi” di questa “Religio civilis” è officiata da giornalisti e mass media che indicano dogmaticamente i comportamenti morali da seguire al pecorume politically correct.
Una nuova morale condita con stomachevole miele sentimentalista che vorrebbe sommergere e censurare, senza dare spiegazioni, qualunque tentativo di Etica in nome di questa sola nuova Morale inquisitoria.

Ne consegue che essendo l’Etica l’ambito più proprio del dispiegarsi attivo e concreto della verità metafisica del Desiderio, l’unica e autentica “filosofia prima”, questo “Regno della quantità”, dei cosiddetti “desideranti”, ne parla solamente a vanvera nell’oblio del suo *senso* più profondo e, quindi, autentico.

Viceversa una fenomenologia “inesorabilmente radicale” dell’esperienza umana in quanto soggettività del Desiderio, cerca di scoprire le origini nascoste di ciò che si mostra, appare, si fa notare, partendo da ciò che è dato e si dirige verso quel retroscena che non appare ove risiede la *struttura ultima del reale*.

L’IMPOSSIBILE ETICA DEL “REGNO DELLA QUANTITA'”ultima modifica: 2017-10-04T11:39:41+02:00da allan11
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