Quello che si vuole dagli psicologi, oggi, è l’INDIFFERENZA per la condizione psichica dell’omosessuale in nome di un SENTIMENTO di vicinanza nei loro confronti che più falso di così non potrebbe essere.
Se veramente ci si prendesse CURA di loro non si resterebbe INSENSIBILI alla pessima QUALITA’ di quella condizione esistenziale priva di qualunque SENSO autentico che, solo grazie alla QUANTITA’ di denaro a disposizione può assumere la parvenza di quella GENITALITA’ auspicata da Freud, ovvero la GENITORIALITA’, come è facilmente deducibile dall’analogia dell’etimo di queste due parole, che ne è l’unico fine autentico, e che solo nella condizione TRANSUMANA dell’apporto scientifico si può realizzare.
Solo in questo REGNO DELLA QUANTITA’, dove il denaro permette ciò, la sua realtà QUALITATIVA può assumere la maschera, priva di qualunque Logica comunque, della cosiddetta OMOGENITORIALITA’.
In qualunque altra dimensione che non sia quella QUANTITATIVA-CALCOLANTE del Capitalismo Occidentale, quella condizione di preclusione e STERILITA’ “adolescenziale” di eterni “Peter Pan”, resta l’unica realtà evidente.
Una realtà, quindi, priva di qualunque , ovvero quella POESIA o poetica dell’Essere, alla luce del “Che cosa significa pensare” heideggeriano, da qualunque angolazione la si osservi, e che, a lungo termine, non può che lasciare un VUOTO incolmabile in quelle vite dove il sesso ha assunto la sola dimensione del CONSUMO senza alcun FINE intrinseco. Quel “fine” che ne costituisce l’unica condizione sia poetica che qualitativa.
Di fronte a quel vuoto si pretende che gli psicologi siano ciechi.
Ma questa è solo la forma di più ALTO TRADIMENTO del proprio SE’.