BORDERLINE

Perché tanta gente crede a tutto quello che gli dicono i mass-media ?
Perché crede a tutte quelle cose a cui io, e tanti come me, non credono ?
A cosa è dovuta questa diversità ?
Io credo che, mettendomi nei loro panni, senza nessuna ostilità, qualcosa si possa arrivare a comprendere.
Risentiamo ancora, in modo cospicuo, di quello che successe nel ’68.
Il punto è che molti lo vedono ancora come un momento di liberazione degli uomini e altri, invece, come la liberazione del solo capitalismo che, deregolamentato grazie a questa pseudo-rivoluzione si è poi solo imposto, molto astutamente, e tutt’ora si impone.
In altri termini si scontrano due diversi modelli di concepire la *libertà* : quella radicale e quella della ragione.
Per i primi qualunque *limite* è disdicevole, a parte quello di impedire la libertà di pensiero altrui.
Per i secondi la libertà non è la follia, il desiderio sul modello de l'”Anti-edipo” di Deleuze, ma qualcosa di limitato dalla Ragione.
Emblematico dei primi è quel linguaggio politically correct “esploso”, negl’anni ’80, negli Stati Uniti allo scopo di risolvere i loro annosi problemi di razzismo interno, ad opera, inizialmente, dei liberal più estremisti e poi dilagato nelle università e, da lì, all’Occidente intero.
Restando nello specifico italiano possiamo poi osservare come la Sinistra si sia adagiata completamente su questo modello di importazione e, trascurando completamente le classi meno abbienti, si sia dedicata esclusivamente a tutte quelle “minoranze” che ne hanno sostituito il “proletariato” ora, sprezzantemente, definito “populista”.
Sempre restando nello specifico italiano, oltre all’ignorare come il ’68 sia stato ben più la liberazione sfrenata del capitale che altro, costoro sono ancora, tutt’ora, convinti che l’altra grande rivoluzione, ma sarebbe più esatto parlare di *Colpo di stato*, sia stata Tangentopoli; cioè l’altra grossa furbata del potere capitalista, ai livelli più alti, di impadronirsi dell’Italia in svendita con il nome di *privatizzazioni* accaparrandosene i bocconi più prelibati grazie al “debito di gratitudine” dei naufraghi del Pci “miracolosamente” salvati dall’annegamento.
Insomma, ’68 e ’92 sono due date che determinano la divisione dell’Italia a metà…chi li crede momenti esaltanti e chi li crede solo due truffe.
Non va’ né trascurato né dimenticato, infine, l’interesse economico.
Chi si conforma, si barcamena, intrallazza, “sta’ al gioco”, ha tutto da guadagnarci. Chi si oppone è meglio che stia molto attento al suo portafoglio perché è lì che ti colpiscono se sei “fuori dal coro”.
In sintesi, quindi, si può dire che la *Mediocrazia* premia.
E non mi si venga a dire che non siamo subissati da mediocri in tutti i campi, anche se, in quello politico, ne possiamo ammirare l’*eccellenza*.

Il pervicace restare arenati alla categoria di pensiero “rivoluzionario” inaugurata dal ’68 e ribadita nel ’92, che vedono sempre gli stessi “interpreti”, solo un po’ cresciuti di età ma non di cervello, lo si può constatare nella *decostruzione* del modello giuridico imperante, in tutto e per tutto bloccato sul modello inaugurato da Franco Basaglia negl’anni tra gli argini di quelle due date e che decentrò, per primo, l’attenzione portandola sulle *minoranze*; nello specifico quella dei folli.
Tutt’ora questo modello impera nelle aule giudiziarie, osannate come salvatrici della patria, passando dal modello di “malattia” a modello di “pensiero” tutto e, come tale, ridotto a questa unica categoria.
Tale è la struttura intrinseca dell’odierno *Pensiero unico* che si vuole imporre attraverso quel linguaggio politically correct che ne è figlio e divulgatore tra le masse decerebrate da tv, giornali e cinema.
Questo di Franco Basaglia fu infatti l’archetipo di quel catto-comunismo che si inaugurò in quel tempo tra uno psichiatra comunista e il parlamentare democristiano Bruno Orsini che, insieme, vararono la legge sulla chiusura dei manicomi.
Questo solo per sottolineare come quell’origine si perpetui tutt’ora nei principali *sherpa* al servizio degli scalatori del sistema capitalistico-finanziario imperante : quel PD e quella Sinistra che oltre a quel misero pensiero, qui sotto sinteticamente riportato, non seppero, né sanno, né sapranno né potranno mai andare, pena la loro estinzione.

Il modello sociologico della malattia mentale
Intorno agli anni Settanta del secolo scorso si afferma il paradigma della malattia mentale, c.d. sociologico, secondo il quale la malattia mentale è disturbo psicologico avente origine sociale, non più attribuibile a una causa individuale di natura organica o psicologica, ma a relazioni inadeguate nell’ambiente in cui il soggetto vive. Esso nega la natura fisiologica dell’infermità e pone in discussione anche la sua natura psicologica e i principi della psichiatria classica, proponendo, in sostanza, un concetto di infermità di mente come malattia sociale.
Da questo originario nucleo della psichiatria sociale hanno avuto origine indirizzi più radicali che hanno estremizzato il ruolo dei fattori sociali . In particolare, si inizia a parlare di crisi del concetto di malattia mentale e si sviluppa una corrente di pensiero definita antipsichiatria, la quale, ponendosi in netto contrasto con la psichiatria tradizionale, giunge a negare l’origine psicopatologica dell’infermità mentale. Posizioni più estreme considerano la malattia mentale, addirittura, un’invenzione degli psichiatri e del potere cui questi erano asserviti e il sofferente psichico viene inteso come frutto della stigmatizzazione sociale e dell’istituzione manicomiale, con la conseguenza che qualunque deviazione sociale potrebbe determinare una situazione di non imputabilità.

BORDERLINEultima modifica: 2017-04-08T14:23:27+02:00da allan11
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