Prélude a l’après midi d’un faune

Sappiamo che Schopenhauer gli ha insegnato che la volontà è una forza oscura e cieca interessata solo alla conoscenza che portando a constatare l’insensatezza della vita, che si interessa solo alla sopravvivenza della specie disinteressandosi del singolo individuo, genera sofferenza, e quindi c’è questo disegno tragico e perverso della volontà stessa. Per giungere a tanto c’è un momento in cui la Volontà si obbiettiva in Idea, ed è forse l’Idea platonica, con una grande differenza però: che l’Idea platonica viene dalla Luce ed è Luce mentre l’Idea schopenhaueriana viene dal profondo, dall’oscuro, dalla tenebra, dall’abisso.. C’è un cambiamento di senso di 180 gradi! Resta però costante il fatto di intendere l’Idea come Archetipo, principio informale che può essere contemplato solo attraverso un’intuizione partecipativa, un’intuizione cioè che consenta al puro soggetto della conoscenza, cioè al soggetto che si è spogliato del progetto egoistico, di contemplare la bellezza senza nessuna brama di possesso, di contemplare la bellezza, quindi, tale quale è. Come già sottolineato, la fase in cui Nietsche è stato più che mai schopenhaueriano, fedelmente schopenhaueriano, è quando scrisse “La nascita della tragedia”
Ma qual è stata l’origine nel mondo greco della tragedia ?
Nietzsche sostiene che il mondo della tragedia nasce essenzialmente come manifestazione della tragicità dionisiaca dell’esistenza.
L’esistenza dell’uomo (“figlia del caso”, “stirpe misera ed effimera”, “figlia del caso e dell’ansia”: come a dire che è impossibile superare l’ansietà della vita ma che è anche impossibile trovare una ragione della nostra esistenza) va accettata
Va accettata questa situazione che proviene dal profondo di pulsioni e di forze, che nessuna ragione può risciarare.
Per Nietzsche, bisogna accattare questa potenza che partorisce questo mondo, perchè nel partorire questo mondo lo pone anche in una struttura di bellezza che contemplata può far sì che l’uomo accetti e ami questo esistere per quanto insensato, per quanto figlio del caso, per quanto figlio dell’ansietà. Ed è questa, se vogliamo, l’Idea di Schopenhauer; l’Idea di Schopenhauer contemplata come bellezza, che non getta luce sul senso, ma che una volta contemplata come bellezza viene accettata e vi si trova pace. L’apollineo in Nietsche è la bellezza, ad esempio, del canto omerico, che trasforma in uno spettacolo degno della memoria di tutti gli uomini il combattimento tragico e sfortunato di Ettore con Achille, il disastro della sua famiglia, la caduta di Troia, quella guerra che fu sanguinosa e crudele quanto poche ve ne furono, ma che merita di essere ricordata e contemplata, perchè c’è stato chi l’ha cantata. Così nella tragedia, il personaggio che emerge, non ha nulla da insegnare, ma presenta se stesso come colui che sopporta i colpi altrimenti insopportabili del destino (si pensi per esempio ad Edipo), e che soltanto il canto di un Sofocle, riesce a tradurre in bellezza.
Dionisiaco è quindi potenza che genera e distrugge, l’Apollineo è lo schermo della bellezza e del sogno
Ma Nietzsche parte da un pregiudizio valido nel suo tempo
Nietzsche muore esattamente lo stesso anno in cui con “La interpretazione dei sogni” nasce la psicoanalisi di Freud che farà del “profondo di pulsioni e di forze che nessuna ragione può rischiarare” l’obiettivo della sua esistenza !!
Inaugurando quindi la possibilità che attraverso vie tutte da scoprire e da tematizzare, l’intelletto umano possa aver rapporto con una fonte di Luce, e che questa fonte di Luce comunichi, in qualche modo, all’intelletto, mediante dei veli, il suo fulgore. Allora questi veli diventano esattamente l’apollineo, cioè ciò che consente all’intelletto di vedere ciò che per troppo fulgore non sarebbe visibile. Quindi l’apollineo non è l’immagine, il sogno bello che “nasconde” l’altrimenti inaccettabile dell’esistenza, ma diventa quel “Velo che ri-vela” (Heidegger). Ed è esattamente in questo senso che avevano parlato Socrate e Platone, e prima di loro Parmenide, Protagora, Eraclito e dopo di loro anche Aristotele

Prélude a l’après midi d’un fauneultima modifica: 2012-01-19T15:34:00+01:00da allan11
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