Il puritano Rorty

Da Henry James a Richard Rorty, passando attraverso tutta la “tradizione
della conversazione” – da Emerson*, ai “maestri” storici del pragmatismo,
alla filosofia analitica, al New criticism, al testualismo, al
postmodernism, al neo-pragmatismo – il gene calvinista e puritano ha
impresso sulla cultura americana un atavico timore : all’uomo è concesso di
osservare, ma è condannato, anche e sempre, come oggetto di osservazione.
Prigioniero di una coppia di specchi giustapposti, egli è il crocivia di due
punti di vista : uno che diparte da lui, votato ad inventare, di volta in
volta, i nuovi lessici della filosofia, e un secondo, che giunge a lui da
altrove eleggendolo incessantemente a suo bersaglio.
Comprendere ed accettare questa posizione significa accogliere il
presupposto, pragmatico, per il quale ogni teoria non è altro che una
proposta, imperfetta e mortale, di descrizione del mondo, che in fondo è già
il mondo stesso, ed assume valore limitatamente alla coerenza con la quale
viene formulata.

*Il puritanesimo ebbe un forte sfogo sulla filosofia americana soprattutto
per via dell’influsso esercitato su Ralph Waldo Emerson, che è stato
definito il padre del pensiero e della letteratura americana.

Sin da Ralph Waldo Emerson la speculazione americana, abbandonati i concetti
di sistema e fondazione, “ha aperto” gli orizzonti verso quelli di
proliferazione e pluralità. Il linguaggio è l’orizzonte su cui si gioca
l'”apertura” del pensiero : non si dà un mondo che non sia già una teoria
sul mondo.  Il linguaggio non è lo strumento della rappresentazione del
mondo e della comunicazione tra gli uomini, bensì l'”organo” che permette di
mantenersi accanto agli uomini e alle cose, e crescere in “profilica
intimità con i fatti”.  La filosofia, quindi, amputata di ogni slancio
promoteico (calvinismo), non è più il “testo dei testi” (per questo c’è già
il Verbo e le Sacre Scritture), bensì solo una scrittura tra le molteplici
scritture che popolano l’universo elastico delle “Humanities”

Il pensiero post-filosofico testimonia il suo essere il prodotto di una
tradizione (puritanesimo) peculiarmente americana .
Una filosofia che si voglia allineare su questa prospettiva ha certamente
assimilato il messaggio emersoniano per il quale la verità è il cammino che
accompagna il processo della conoscenza, è la parabola che dalla prassi
riconduce alla prassi sfiorando il suo trascendimento; per il quale, la
verità non si identifica con la messa a punto di un progetto,( “Bildung” –
Formazione – Gadamer) orientato a raggiungere un risultato stabilito,
desiderato, intenzionato a priori, bensì consiste nel dispiegarsi stesso
dell'”experimentum” (Edificazione – Rorty), inteso nel suo significato più
letterale di iterazione empirica di un tentativo, di una prova. PIEGARSI Al
DESTINO**, tipicamente umano, di essere anche e sempre oggetto di
osservazione, testimonia di uno scarto tra la tradizione americana della
conversazione e il sentiero percorso dalla metafisica occidentale da
Cartesio e Kant in poi.

 ** Inutile sottolineare, spero, come il concetto di “destino” e
“predestinazione” degli “eletti” sia una delle più ridicole caratteristiche
del protestantesimo nonche del giansenismo.

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Il puritano Rortyultima modifica: 2011-04-21T23:20:29+02:00da allan11
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